Diritti tv Mediaset, atti trasmessi alla Consulta

Trasmessi alla Corte Costituzionale gli atti del processo per i diritti tv di Mediaset. Il processo è sospeso per tutti gli imputati. Secondo i giudici la legge sul legittimo impedimento doveva essere varata con iter costituzionale. L'avvocato Ghedini: "Non si vuole applicare una legge dello Stato"

Diritti tv Mediaset, atti trasmessi alla Consulta

Milano - I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano hanno trasmesso alla Corte costituzionale gli atti del processo per i diritti televisivi di Mediaset. Il processo sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv è sospeso per tutti gli imputati, tra i quali Silvio Berlusconi. I giudici chiedono alla Consulta di pronunciarsi perché ritengono "rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale" della legge 7 aprile 2010 sul legittimo impedimento continuativo del presidente del Consiglio, sollevata dal pm di milano Fabio De Pasquale.

Per i giudici "stralcio impossibile" Nell’ordinanza i giudici spiegano che è impossibile stralciare la posizione del premier da quella dei coimputati per non spezzare l’unitarietà del dibattimento. Ci sarebbe, secondo le toghe, una evidente connessione tra la posizione dei diversi imputati.

L'articolo 138 della Costituzione I giudici hanno ritenuto che la nuova legge sul legittimo impedimento possa violare l’articolo 138 della Costituzione (quello che regola la revisione delle leggi costituzionali) in quanto la norma "introduce una prerogativa diretta a tutelare non il diritto di difesa ma la carica istituzionale". Pertanto, la legge doveva essere approvata seguendo l’iter costituzionale e non, come invece è stato fatto, con l’iter ordinario.

Caso Mills Un’argomentazione per certi versi già usata dai giudici della decima sezione del Tribunale di Milano i quali, venerdì scorso, avevano disposto la trasmissione degli atti alla Consulta nell’ambito del processo per la vicenda Mills che vede imputato il solo Berlusconi per corruzione in atti giudiziari.  

Ghedini: legge dello Stato Uno dei legali del premier, l’avvocato Nicolò Ghedini, così reagisce alla decisione: "È una legge dello Stato che non vuole essere applicata dai giudici.

Il nostro obiettivo è fare il processo ed essere assolti - prosegue - per questo avevamo offerto un calendario concordato. Il processo, comunque, non ricomincerà da capo, nulla del passato verrà perso e la prescrizione è sospesa. Il mestiere del presidente del consiglio - conclude - occupa molto tempo".

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