In Diverso da chi? il papà è un politico gay

Diretta da un esordiente, la commedia prende spunto dalle primarie del Pd. Ironia sulle coppieomosex. L'Ente cattolico dello spettacolo e l'Arcigay hanno promosso la pellicola. La star è la Gerini

In Diverso da chi? il papà è un politico gay

Be’, curioso. Venerdì esce Diverso da chi?, il primo film italiano che prende spunto dalle primarie nel Pd per ironizzare, in chiave di commedia buffa, sul rapporto tra Nordest e politica, omosessualità e candidature, coppie gay e maternità. E sul giudizio, sia pure con accenti diversi, si ritrovano d'accordo Arcigay ed Ente cattolico dello spettacolo. State a sentire. «Le relazioni di coppia e le famiglie raccontate dal film sono basate sugli amori e sul dialogo, non sugli orientamenti sessuali di chi le compone», elogia un comunicato dell'associazione gay. «Il merito del film sta nell'affrontare un tema delicato, difficile e rischioso senza farne pretesto per lanciare proclami o messaggi», scandisce la valutazione pastorale dell'Acec, giudicando il film «complesso/brillante», quindi proiettabile, «con qualche attenzione», nelle quasi 1200 sale parrocchiali.

Diverso da chi?, diretto dall’esordiente Umberto Carteni, su copione di Fabio Bonifacci, si affida a un tris d’attori formato da Luca Argentero, Claudia Gerini e Filippo Nigro. Nulla da prendere troppo sul serio, l’ambizione è di far sorridere raccontando una storia dei nostri giorni, dalle coloriture satiriche, con qualche riferimento ai Dico, ai diritti degli omosessuali, anche all’ipocrisia, in materia, del centrosinistra.

Capita che, per uno scherzo del destino, il giovane e brillante professore omosessuale Piero Bonutti, regolarmente accasato col critico gastronomico Remo, si ritrovi a sfidare alle elezioni il sindaco uscente di centrodestra. Ovviamente tra i pregiudizi degli avversari e lo sgomento del Pd, che teme l’ennesima batosta. Mica siamo a Parigi o San Francisco. Così, nel tentativo di scongiurare il disastro mentre il sindaco destrorso squilla le trombe della famiglia insidiata, il partito affianca al candidato gay la «furia centrista» Adele Ferri, cattolica tutta d’un pezzo, contraria pure al divorzio. Una specie di Binetti, ma più sexy e aggressiva. «La coppia perfetta», recitano i manifesti dell’Unione democratica, cercando di armonizzare gli opposti. Solo che i due, presi da improvvisa passione, finiscono a letto con esiti sconvolgenti per entrambi, alla faccia dei rispettivi sistemi di valori. «Perché non ammetti di essere diverso?», fa lei. «Diverso da chi?», replica lui.

Nessuno cita Luca era gay di Povia all’incontro stampa. Anche perché, alla fine, Piero torna dal fidanzato, ancorché sperimentando una particolare forma di «famiglia aperta». «Mi piaceva partire da un puro ribaltamento del concetto di normalità, raccontando la storia di un gay convinto, impegnato, simbolo della causa, che si scopre attratto da una donna», spiega lo sceneggiatore. Per il regista, «il quadro è un po’ quello dell'ex Unione, inciuci compresi, ben sapendo che la società civile è più avanti rispetto alla politica che ci rappresenta». Argentero, già gay per Ozpetek, disegna un Piero farfallone e tormentato, credibile.

«Siamo in un Paese in cui la laicità delle istituzioni subisce un po’ troppo l'influenza del Vaticano - osserva polemico - ma su certi temi etici bisogna confrontarsi, occorre che ci sia chi dica qualche no, anche in modo ostinato e ossessivo». Meno male.

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