Don Gelmini e gli ebrei, lite Gasparri-Elkann

da Milano

In ferie, ma al lavoro. Per stringere i tempi dell’inchiesta che tiene banco in questi giorni di mezza estate: quella su don Pierino Gelmini. Alle dieci del mattino, il pm Barbara Mazzullo entra negli uffici della Procura di Terni, anche se ufficialmente dovrebbe essere al mare o in montagna. I cronisti, sorpresi, notano anche la presenza di alcuni ispettori della squadra mobile di Terni e chiedono al magistrato se è in corso qualche interogatorio: «Voi avete forse visto qualcuno entrare?», domanda lei sul filo dell’ironia. Poi, però, il pm dà una notizia importante: «Faremo presto, non perché c’è qualcuno che ce lo chiede, ma perché abbiamo tuti gli strumenti per farlo».
Insomma, si dovrebbe evitare quel trascinamento misto a logoramento già visto in altre indagini a carico di vip e solitamente accompagnato dalla pubblicazione a singhiozzo di verbali, scoop clamorosi o presunti tali, rivelazioni più o meno sensazionali. Sabato scorso, il deputato di An Maurizio Gasparri, annunciando per il 15 agosto il Gelmini Day a Zervò, in Aspromonte, aveva detto che entro quella data l’inchiesta dovrebbe essere conclusa: «Alla Procura - aveva aggiunto - facciano presto a distinguere gli eroi della vita, come don Gelmini, dai calunniatori. Bastano poche ore di lavoro». Ora, sia pure indirettamente, la magistratura risponde con un sì all’appello del parlamentare. Del resto l’inchiesta è emersa dopo mesi e mesi di scavo, dunque la Procura dovrebbe essere vicina a chiudere il fascicolo e a decidere il da farsi: chiedere l’archiviazione o depositare gli atti in vista di una richiesta di rinvio a giudizio per abusi sessuali. Impossibile però azzardare una data precisa sul calendario. «Non mi aspetto novità prima della fine di settembre», afferma l’avvocato Lanfranco Frezza, difensore di don Gelmini.
Intanto il protagonista di tutta questa storia trascorre le sue giornate fra le montagne dell’Aspromonte, nella comunità di Zervò. «Tutto quello che c’era da dire è stato detto - comunica il portavoce di don Pierino, Alessandro Meluzzi -, ora siamo in silenzio stampa». Ma le polemiche seguite alle fluviali esternazioni dell’ottantaduenne sacerdote non si placano, anzi si moltiplicano. Ricomposta in qualche modo la lite con gli ebrei, ora a duellare sono Alain Elkann e l’onnipresente Gasparri. A Elkann, che aveva invitato a rompere con don Gelmini per la sua incauta frase, l’ex ministro replica per le rime: «Lo invito a portare suo figlio Lapo in comunità a Zervò per Ferragosto. Le traversie passate denotano quanto poco quel ragazzo abbia ricevuto l’affetto necessario».
A tuonare contro il sacerdote è invece la magistratura. «Don Gelmini - afferma il presidente dell’Anm Giuseppe Gennaro - non ha, in nessun modo, smentito l’accusa di anticlericalismo rivolta al magistrato di Terni, titolare dell’indagine. Don Gelmini sa, o dovrebbe sapere, che né la Costituzione, né la legge ordinaria, gli attribuiscono il diritto di indirizzare ai magistrati che indagano sul suo conto accuse assolutamente infondate e, come tali, inaccettabili».


Anche la sezione umbra dell’Associazione nazionale magistrati prende posizione a difesa dei colleghi, nella bufera per la fuga di notizie sulla delicatissima indagine: «Se la notizia è trapelata, è assurdo scaricarne automaticamente la responsabilità sui magistrati».

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