Due pesi e due misure. Eppure Napoli e Milano sono nello stesso Paese e vigono le stesse leggi. Walter Mapelli e Franca Macchia, i pm di Monza titolari dell’inchiesta sul cosiddetto "sistema Sesto", hanno rinunciato a chiedere al tribunale del riesame di Milano l’arresto per Filippo Penati e il suo ex braccio destro Giordano Vimercati. I pm ritengono che non sussistano più le esigenze cautelari e hanno inviato ai giudici del tribunale del riesame di Milano la rinuncia all’appello contro l’ordinanza del gip che aveva respinto la richiesta di custodia cauterlare per entrambi. Nel frattempo, nel carcere di Poggioreale, il deputato Alfonso Papa resta ancora agli arresti. Una condizione che il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto definisce "leggermente kafkiana" dal momento che "può alterare gli equilibri politici del Parlamento".
Come si legge nell’atto in cui rinunciano all’appello contro il rigetto dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere deciso lo scorso agosto dal gip Anna Magelli, nel ritenere che non sussistano più le esigenze cautelari per Penati e Vimercati i pm di Monza hanno fatto una serie di considerazioni. Innanzitutto l’ex sindaco di Sesto San Giovanni e il suo ex braccio destro si sono rispettivamente presentati "spontaneamente" per l’interrogatorio (Penati il 9 ottobre e Vimercati il 14 ottobre) "senza limitarsi a generici dinieghi di responsabilità ma fornendo una propria articolata ricostruzione dei fatti" indicando peraltro "persone" e producendo anche dei documenti "a sostegno delle rispettive versioni". Versioni sulle quali ora sono in corso accertamenti. In più gli inquirenti ritengono che "le scelte operative" dei due indagati e cioè la loro sospensione o autosospensione dagli incarichi ricoperti, siano assieme al lasso di tempo intercorso tra il deposito dell’appello al Riesame e l’udienza per discuterlo fissata per venerdì prossimo "consentono di escludere in generale il rischio di reiterazione del reato". Infine gli inquirenti osservano che "nello specifico, non è più attuale o comunque è fortemente ridimensionato il pericolo di inquinamento istruttorio" relativo alle sole imputazioni illustrate nella richiesta di misura cautelare inoltrata al giudice delle indagini preliminare lo scorso 24 giugno. Il rinunciare ad insistere con il carcere per Penati e Vimercati, accusati di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti, non significa però che la Procura abbia fatto un passo indietro in quanto inquirenti e investigatori ritengono di aver raccolto già elementi sufficienti a supporto della ricostruzione effettuata sul presunto sistema di tangenti. Sistema per cui l’inchiesta va avanti anche su altri fronti come quello che riguarda l’affaire Milano-Serravalle e su "Fare Metropoli", l’associazione che sarebbe stata fondata da Penati con lo scopo di raccogliere i finanziamenti per la sua campagna elettorale.
Sulla condizione di Papa, Cicchitto ricorda, invece, che "il codice prevede tre casi perché un cittadino venga ristretto in carcere", ma "nessuno di questi riguarda Papa, che ha il processo fissato al 26 ottobre prossimo. E' evidente che la continuazione del regime carcerario vuole portarlo con i ceppi al processo". Per Cicchitto, l’attuale condizione dell’ex magistrato merita attenzione da parte dell’ufficio di presidenza della Camera: "Senza nessuna forma di interdizione gli viene impedito di esercitare le sue funzioni di parlamentare". Cicchitto e Quagliariello riferiscono che Papa ha più volte chiesto chiarimenti al presidente della Camera Gianfranco Fini senza ricevere risposte.
L'ex deputato del Pdl vive la condizione carceraria con estremo disagio, e viene descritto in uno stato di profonda depressione, sotto osservazione farmacologica per l’uso di psicofarmaci, con barba lunga, 18 chilogrammi in meno, conumatore di 50 sigarette al giorno e spesso con difficoltà nei movimenti e nell’espressione- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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