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E se c'entrasse Al Qaida? Dalle vignette ai mullah: tutte le minacce a Oslo

Potrebbe esserci al-Qaeda, l’organizzazione terroristica orfana di Osama bin Laden, dietro all’esplosione che ha portato questo pomeriggio il terrore a Oslo

E se c'entrasse Al Qaida? 
Dalle vignette ai mullah: 
tutte le minacce a Oslo

Potrebbe esserci al-Qaeda, l’organizzazione terroristica orfana di Osama bin Laden, dietro all’esplosione che ha portato questo pomeriggio il terrore a Oslo. E la Norvegia, dove vive il mullah Krekar (fondatore di Ansar al-Islam), partecipa alla missione della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) in Afghanistan. Nell’ambito delle missioni internazionali, Oslo contribuisce anche alla campagna militare della Nato in Libia. Ma l’attacco odierno potrebbe anche essere frutto della rabbia covata nel mondo islamico dopo la pubblicazione delle vignette del Profeta Maometto, che tanta indignazione provocarono cinque anni fa nel mondo islamico e che sono state riproposte lo scorso anno da un giornale norvegese. 

L’8 luglio dello scorso anno la Norvegia ha annunciato l’arresto di tre persone residenti nel Paese - un cinese di etnia uigura, un iracheno e un uzbeko - sospettate di pianificare attacchi terroristici. "Riteniamo che questo gruppo abbia avuto legami con persone all’estero, che possono essere collegate ad al-Qaeda, e con persone coinvolte in indagini in altri Paesi, tra i quali Stati Uniti e Gran Bretagna", aveva detto all’epoca Janne Kristiansen, capo della sicurezza norvegese. Rientra nella strategia di al-Qaeda quella di avere cellule operative miste, formate da persone che vivono da tempo in Europa e che vengono mosse come pedine da lontano.

A un anno di distanza da quegli arresti, i servizi d’intelligence occidentali sono in allerta per la possibile vendetta di al-Qaeda dopo l’uccisione di bin Laden nel blitz del 2 maggio delle forze speciali americane in Pakistan. Tra l’altro Ayman al-Zawahiri, numero uno di al-Qaeda dalla morte di bin Laden, aveva minacciato direttamente nel 2004 la Norvegia, che non partecipava all’intervento militare in Iraq. Nell’esortare i musulmani a colpire rappresentanze e interessi commerciali di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Norvegia, il medico egiziano in un messaggio incitava i suoi seguaci "a trasformare in un inferno la terra che hanno sotto i piedi". "Colpite gli americani ovunque, colpite le ambasciate di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia e Norvegia. Ascolterete presto buone notizie", recitava il messaggio. La Norvegia, secondo dati di Isaf, tiene dispiegati nel Paese 406 soldati. Un contingente ridotto rispetto a quelli di moltì altri Stati, ma comunque sufficiente per scatenare le ire di al-Qaeda. Oslo, tra l’altro, vorrebbe ritirare i suoi militari a breve e sostituirli con istruttori per contribuire alla formazione delle forze di sicurezza afghane.

LIBIA Oslo partecipa alla missione della Nato in Libia, dove proseguono gli scontri tra i ribelli e le truppe del colonnello Muammar Gheddafi. Lo scorso giugno la missione è stata prorogata fino al primo agosto, quando concluderanno le operazioni gli ultimi caccia F-16 norvegesi impegnati nella campagna militare. All’inizio della missione il Paese aveva mobilitato 100 militari e sei velivoli.  

IL MULLAH KREKAR L’estremista islamico curdo era riuscito a ottenere asilo politico a Oslo nel 1991, ma nel 2003 aveva ricevuto un ordine di espulsione dalla Norvegia per aver violato le leggi sui richiedenti asilo e per i suoi legami con l’organizzazione Ansar al Islam, basata in Kurdistan prima dell’intervento militare americano di otto anni fa. Era così iniziata una lunga vicenda giudiziaria. La decisione di allontanarlo dal Paese era stata poi bloccata nel timore che il mullah Krekar potesse subire torture in Iraq o essere condannato a morte. Nel 2010 il mullah Krekar aveva affermato, durante una conferenza stampa, che se fosse stato costretto a rientrare in Iraq e se fosse stato ucciso lì, ai responsabili norvegesi sarebbe stata riservata la stessa sorte. In particolare era stato minacciato l’allora ministro per l’Asilo politico, Erna Solberg. E quest’anno, a metà luglio, un procuratore norvegese ha incriminato il mullah Krekar per terrorismo. 

LE VIGNETTE Vennero pubblicate nel 2005 dal quotidiano danese Jyllands-Posten, provocando per mesi violente proteste nel mondo musulmano, e riproposte a gennaio dello scorso anno dal giornale norvegese Aftenposten. Nel 2006, dopo la pubblicazione delle vignette, tra le varie ambasciate attaccate vi fu quella norvegese a Damasco, presa d’assalto insieme a quella danese.

Dopo la forte esplosione avvenuta questo pomeriggio a Oslo, che ha danneggiato una serie di edifici pubblici (compreso il palazzo dove ha sede l’ufficio del primo ministro), sono stati evacuati gli uffici del quotidiano Vg. 

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