Ogni volta che si sfoglia un quotidiano salta agli occhi un titolo sulle imminenti, incombenti, minacciate e decantate liberalizzazioni. O si liberalizza o si crepa. O si liberalizza o di crescita non si parla neanche. Il governo tecnico, esaurita la fase dello strozzinaggio fiscale per quasi tutti (ora si spera anche per i ladri), ha la fissa di voler sconfiggere le corporazioni e di aprire il mercato. Annuncia. Proclama. I cronisti annotano e rilanciano le bellicose intenzioni dei professori che «non guardano in faccia a nessuno». Siamo sul serio alla vigilia dell’agognata rivoluzione liberale? Leggi avidamente gli articoli per capire quale sarà il programma che ci riscatterà e proietterà nel futuro. Ma quando arrivi in fondo ai resoconti dal tono trionfalistico ti accorgi di saperne quanto prima: zero. O, meglio, apprendi solo che i primi in lista per essere colpiti dai proiettili liberalizzatori sono i tassisti, gli edicolanti e i farmacisti. Tre categorie che devono avere la coscienza sporca e il portafogli stracolmo di banconote. Questa almeno è l’idea che ti fai, visto l’accanimento di cui esse sono fatte oggetto. Le vogliono annientare. Ridurre in miseria. E non è una novità, questa, introdotta dai docenti che predicano bene. Macché. Già Romano Prodi e Pier Luigi Bersani si erano proposti di distruggere i tassisti, vil razza dannata imbottita di denaro e di privilegi, altro che Casta, perdio; di massacrare quei porci di farmacisti che ingrassano grazie allo spaccio di supposte; di strappare agli edicolanti il privilegio di arricchirsi vendendo i prodotti della macchina del fango. Massì, disintegriamo questa genia di farabutti. E avanti lancia in resta: infilziamoli. Roba da matti. Anche nel Pdl si è fatta largo l’opinione che farmacie, vetture di piazza e chioschi tappezzati di lurida stampa siano centri di potere immondo. E al grido di «liberalizziamoli» ci si accinge ad espropriarli. Bravi professori. Non toccate gli ordini professionali. Non avvicinatevi neppure alle aziende municipalizzate. Non sfiorate le banche e le assicurazioni che fanno cartello e fottono i cittadini. Gli impianti idrici? Giù le mani. Il referendum li ha resi sacri e inviolabili.
Siamo alla commedia dell’assurdo. Nel mirino ci sono sempre i soliti. Anziché studiare un piano complessivo di liberalizzazioni per non fare torto a nessuno e distribuire le rinunce con criteri di equità, si scelgono tre vittime sacrificali e si procede con crudeltà a dissanguarle.
Prendersela con i tassisti è una manifestazione di sadismo. Sono dei poveracci che hanno speso 200mila euro per acquistare la licenza, altri 30mila per l’automobile, la benzina sempre più cara, la tassa di circolazione, la polizza contro gli incidenti e il furto. Non solo. Lavorano sodo. Turni disumani. Pochi parcheggi. Pericoli notturni. Non importa. Per i liberalizzatori queste sono sciocchezze. Addosso ai tassisti. A chiunque sia dato il diritto di mettersi al volante ed esercitare il mestiere. Cosicché quelle licenze strapagate non varranno più niente. E quando il titolare andrà in pensione, a 70 anni, invece di cedere il prezioso documento e ricavarci un tesoretto con cui campare da cristiano, lo dovrà gettare nella pattumiera: valore zero.
E gli edicolanti? Vi sembrano dei signori che vanno a Cortina in Suv? Fanno una vita da disgraziati. In un gabbiotto dalla mattina alle 6 fino a sera tardi per smerciare giornali in quantità ogni dì decrescente. Margini di guadagno irrisori. Fatica bestiale. Essi non possono offrire altri generi merceologici. Perché? Vietato. Però i bar, i supermercati, gli autogrill, praticamente chiunque può vendere quotidiani e riviste. Ma che giustizia è questa?
E veniamo ai farmacisti. Certo, indossano un bel camice bianco. Ma non sono dei nababbi. Ricoprono un ruolo importante. Le farmacie sono presidi sanitari che funzionano, tant’è vero che la maggioranza di noi, quando ha un disturbo, dove va se non nel negozio contrassegnato dalla croce verde luminosa? Entri lì, descrivi il tuo malessere e ottieni il consiglio migliore senza recarti dal medico di base. La farmacia, come la stazione dei carabinieri e il campanile, è rassicurante, un punto fisso. Chissenefrega. Ora le liberalizzano. I farmaci di fascia C si troveranno anche nei supermercati. Stupendo. Tra gli scaffali insieme con le mozzarelle e i biscotti saranno esposti il Tavor ( gli psicofarmaci) e la pillola del giorno dopo. Però, che progresso.
Liberalizzazioni o porcate? E tutte le altre categorie? Nulla. Si valuterà più avanti. Forse. Non è detto. Perché? I raccomandati, gli amici degli amici, i protetti dalle lobby conviene lasciarli stare.
Altrimenti si incazzano e fanno nero il governo. Più facile massacrare i tassisti e gli edicolanti. Contano come il due di picche. Che vadano pure a morire ammazzati.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.