Perdono quota i fondi, ma si affaccia un gran momento per le obbligazioni e l'Italia punta a cavalcarlo con un nuovo Btp Valore. Da un lato, infatti, il bollettino di Assogestioni sul secondo trimestre dell'anno registra una raccolta netta negativa per 12 miliardi di euro per l'industria del risparmio gestito. Un dato che conferma il trend del primo trimestre, quando il bilancio era stato negativo per 7 miliardi. Anche se il patrimonio gestito, grazie alla ripresa dei mercati, è aumentato a fine giugno a 2.277 miliardi (+20 miliardi sul dato di marzo).
Dall'altra l'inflazione in calo sta rendendo sempre più attraenti strumenti come conti deposito e obbligazioni, tra cui il Btp italiano (che peraltro ha una tassazione agevolata al 12,5%). Ed è forse per questo che il governo italiano sta cercando di sfruttare il momento per riportare nelle mani delle famiglie quanto più debito pubblico possibile. Prova ne è la nuova versione al via dal 2 al 6 ottobre (salvo chiusura anticipata) del Btp Valore, annunciata ieri dal ministero dell'Economia di Giancarlo Giorgetti, che avrà una particolarità: sarà il primo titolo di Stato a pagare una cedola trimestrale, calcolate su tassi prefissati e crescenti nel tempo. Quest'ultimi saranno comunicati il 29 settembre, ma a titolo di confronto il Btp Valore di giugno offriva una cedola del 3,25% i primi due anni e del 4% negli ultimi due.
Analogamente alla prima emissione che ha raccolto la bellezza di 18,2 miliardi - sarà dedicata ai piccoli investitori e avrà un taglio minimo di mille euro. Non ci sarà un tetto, quindi potranno averlo tutti quelli che ne faranno domanda nel periodo di collocamento. Il prezzo di rilascio è alla pari. La diversità, oltre all'aspetto delle cedole, è anche nella durata: cinque anni, contro i quattro della prima edizione. In entrambi i casi è previsto un premio per chi tiene il titolo a scadenza (per la prima emissione era dello 0,5%). Se le cedole dovessero ruotare intorno al 4% - come è immaginabile e l'inflazione rientrare in area 3% l'anno prossimo come prevede la Bce, con tassi d'interesse ormai al picco, allora un bond governativo come il Btp potrebbe costituire un'alternativa proprio ai fondi di investimento. Non è un caso che, tornando ai dati di Assogestioni, sul mercato stiano riscuotendo successo solo i fondi che investono in obbligazioni, che hanno avuto una raccolta positiva per 8,7 miliardi ma non bastano a portare il bilancio trimestrale in positivo.
Sulla spinta di questo rinnovato interesse sui bond, il governo vuole massimizzare la quota di debito in mano alle famiglie per rendere il Paese meno soggetto a influenze esterne. Una rielaborazione di Unimpresa, basata sui più recenti dati di Bankitalia, evidenzia come il debito pubblico italiano è in mano al 50,3% all'istituto di Via Nazionale e alle banche del nostro Paese. Anche se gli investitori stranieri hanno in pancia il 26,5% (in calo dal 30,2% del 2021) del totale e pesano ancora molto. L'idea dalle parti di Palazzo Chigi è continuare con il calo di questa quota, accrescendo il peso delle famiglie (10,9% a maggio 2023 e in crescita dall'8,5% di due anni fa).
L'obiettivo è stato finora rincorso con prodotti diversi.
Solo quest'anno, infatti, a marzo è stato collocato il titolo indicizzato all'inflazione, il Btp italia, che ha raccolto circa 10 miliardi (1,3 agli istituzionali), poi sono arrivati i 18,2 miliardi del primo Btp Valore che replicherà a ottobre. A novembre 2022, invece, una precedente emissione del Btp Italia aveva raccolto 12 miliardi (4,7 dagli investitori istituzionali).
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