«L'ottimismo è il sale della vita» recitava una réclame di qualche anno fa. E l'aver pubblicato il bando per la messa in vendita di Alitalia proprio nel momento più drammatico per il settore del turismo e dell'aviazione può essere frutto di un eccesso di ottimismo. O forse di una qualche soluzione, per così dire, prêt-à-porter che passi da un accordo o da una supplica a Bruxelles, considerando lo scenario.
Ieri sera, con una settimana di ritardo rispetto alla data annunciata ai sindacati dal commissario unico Giuseppe Leogrande e dal direttore generale Giancarlo Zevi, è stato pubblicato sul sito della Procedura di amministrazione straordinaria «l'invito a manifestare interesse per l'acquisizione delle attività aziendali facenti capo ad Alitalia-Sai e Alitalia Cityliner» con una data di scadenza a stretto giro. Le manifestazioni di interesse dovranno essere presentate entro la mezzanotte del 18 marzo e non il 31 maggio (data di scadenza del prestito ponte da 400 mlioni). Le offerte inoltre potranno essere indirizzate all'intera compagnia aerea o alle singole parti. La prima ipotesi èla preferita, ma gli interessati potranno presentare offerte anche solo per l'aviation (trasporto aereo), l'handling (servizi in aeroporto e di assistenza a terra) e la manutenzione.
Tuttavia, se in questi ultimi tre anni di amministrazione straordinaria, la cessione dell'ex compagnia di Stato è risultata ardua, al momento appare una mission impossibile. Con l'epidemia in corso, l'Italia è stata tagliata fuori da numerose rotte internazionali. Per di più, le compagnie aeree rivali devono fronteggiare la mancanza di passeggeri anche altrove, cancellando voli e riducendo flotta e personale. La stessa Lufthansa, vista in passato tra i potenziali pretendenti insieme a Delta con Air France-Klm, avrebbe lasciato a terra 150 su 750 aerei. Al di là del coronavirus, il settore sta attraversando un periodo nero: ieri Flybe ha dichiarato ieri di essere arrivata al capolinea, a poche settimane dalla resa di Air Italy.
Un quadro complesso, quindi, per dare due settimane di tempo ai potenziali interessati per farsi
avanti. Se l'asta andasse deserta, si potrebbe puntare a ottenere dalla Ue il via libera a una temporanea nazionalizzazione. Occorre far presto: il prestito ponte da 400 milioni di euro potrebbe esaurirsi prima del previsto.
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