Via all'accordo fiscale Italia-Svizzera

Da oggi è legge l'accordo con Berna: perché entri in vigore manca solo l'approvazione definitiva da parte degli svizzeri. Sarà anche retroattivo, ma solamente fino al 23 febbraio 2015, data del Protocollo di Milano

Via all'accordo fiscale Italia-Svizzera

Entra oggi in vigore l'accordo fra Italia e Svizzera sullo scambio di informazioni fiscali, pubblicato ieri in gazzetta ufficiale a quindici mesi dalla firma del Protocollo di Milano, che gettò le basi per l'attuale legge.

Ora resta solo da attendere la fine dell'iter normativo da parte delle istituzioni elvetiche, che darà il via libera all'operatività della misura di legge. Ma cosa prevede la nuova norma? In un primo periodo, fino al 2018, i due Paesi potranno scambiarsi informazioni solamente a richiesta, sia su base individuale che di gruppo. Dal 2018 in poi, invece, tale scambio diverrà automatico. A utilizzare i dati ottenuti in questo modo, però, potrà solo essere l'autorità giudiziaria o amministrativa che li aveva richiesti.

La norma avrà anche valore retroattivo, ma solo fino al 23 febbraio del 2015, quando il Protocollo di Milano venne sottoscritto dalle due parti. Le nuove regole prevedono inoltre che i diritti dei contribuenti previsti dalle leggi nazionali non possano essere violati. Chi spera di riuscire a "nascondersi" aspetti però ad esultare: la misura non è volta a "ostacolare o ritardare scambi effettivi di informazioni". La Confederazione Elvetica, infatti, non potrà più rifiutarsi di comunicare informazioni alle autorità italiane "solo perché detenute da una banca, un istituto finanziario, un mandatario o una persona che opera in qualità di agente o di fiduciario."

Sulla nuova legge, però, non è ancora detta

l'ultima parola: almeno in via teorica, fino al 7 luglio esiste ancora la possibilità di un referendum popolare abrogativo. Gli addetti ai lavori, tuttavia, considerano questa eventualità come piuttosto remota.

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