Auto, cresce l'insidia Cina. E Tavares spinge sui dazi

L'appello del numero uno di Stellantis alla Ue. Sempre meno utili dal segmento utilitarie.

Auto, cresce l'insidia Cina. E Tavares spinge sui dazi
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Carlos Tavares, ad di Stellantis, si sta rendendo sempre più conto della pericolosità dell'insidia cinese. Nei giorni scorsi, in un simposio, si è infatti detto favorevole all'applicazione di più dazi alle auto in arrivo dalla Cina, ricordando anche che «la produzione di vetture elettriche a prezzi accessibili non sarà fattibile in Europa». Il risultato della rivoluzione che il settore si è visto imporre dalla Commissione Ue, praticamente senza battere ciglio, andrà inevitabilmente a ricadere sui consumatori. Una delle ragioni l'ha spiegata Gianluca Di Loreto, partner di Bain & Company, in uno studio condotto con Aniasa: «Grazie a costi di produzione più competitivi i costruttori dell'Est e asiatici conquisteranno nei prossimi anni crescenti fette di mercato, in Italia il 4% al 2030, a scapito dei marchi tradizionali europei. La progressiva elettrificazione, inoltre, sta portando a un graduale disimpegno dei costruttori tradizionali dal segmento delle utilitarie, il segmento A, storicamente molto rilevante in Italia, previsto calare sotto il 10% dal 18-20%».

Una prospettiva allarmante per il mercato italiano il cui parco circolante continua a invecchiare (l'età media per vettura ha superato i 12 anni), anche perché la capacità di spesa delle famiglie resta limitata. E se a farne le spese saranno i veicoli considerati più economici, poco redditizi per le Case occidentali, la situazione è destinata a peggiorare. Ecco allora che, sempre secondo lo studio di Bain & Company, «pur preferendo i brand europei, un italiano su cinque, sta già considerando marchi cinesi o asiatici perché più convenienti anche se di minore qualità». «Dal 2015 a oggi - ricorda Di Loreto - l'Europa ha perso la produzione sul proprio territorio di 5,3 milioni di vetture, oggi realizzate in Cina». L'ultimo annuncio in tale direzione arriva da Bmw: l'investimento di 1,3 miliardi per la produzione di nuovi modelli elettrici «Neue Klasse» e delle batterie nel suo impianto di Shenyang, in Cina, creando 2mila nuovi occupati. Pechino ringrazia, Bruxelles sta a guardare.

E se l'ad di Stellantis, Tavares, sprona l'Ue ad applicare dazi più pesanti sull'import di auto cinesi, il presidente francese Emmanuel Macron, impegnato a convincere Elon Musk affinché realizzi il secondo sito europeo di Tesla nel Paese, intende presentare un disegno di legge per promuovere l'elettrico con incentivi (5mila euro) e investimenti per 20

miliardi entro il 2030. Ma a un patto, quello di «non utilizzare il denaro dei contribuenti per sostenere i produttori extra-europei». Una barriera che precederebbe una mossa analoga dell'Ue, in discussione tra qualche mese.

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