La Borsa boccia Stellantis. Fiom: "Stop maxi-bonus"

Il titolo cede il 2,7%. Pesano le stime sul semestre

La Borsa boccia Stellantis. Fiom: "Stop maxi-bonus"
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Nel giorno del primo «Investor Day», nel quartier generale Usa di Auburn Hills (Michigan), il titolo Stellantis va in rosso a Piazza Affari: -2,7% (19,66 euro). Al mercato non è bastata la conferma degli obiettivi 2024. A pesare, insieme alla debolezza del comparto in Europa (crescono i timori per le ritorsioni cinesi a causa dei dazi), sono state alcune stime sui conti del primo semestre (free cash flow industriale inferiore al 2023). Dall'ad Carlos Tavares, intanto, sono arrivate rassicurazioni per gli azionisti: «La generazione di cassa e un solido bilancio ci hanno consentito di continuare a creare solidi ritorni sul capitale in modo continuo. Siamo sulla via giusta per pagare, nel 2024, un totale di 7,7 miliardi tra dividendi e buyback», mentre per il 2025 la previsione è di un incremento della cedola, puntando alla fascia alta del range del 25-30%. Dichiarazioni che, in Italia, sono state criticate dal leader della Fiom, Michele De Palma. «Stellantis investa gli utili su lavoratori e produzione - afferma il sindacalista - chiediamo lo stop ai dividendi, lo stop agli aumenti per il management e lo stop agli ammortizzatori sociali».

Negli Usa è stato fatto il punto sul piano «Dare Forward 2030» presentato nel 2022. «Siamo di fronte a un cambiamento epocale - le parole di Tavares - e noi figureremo tra i gruppi vincitori. Il nostro piano Dare Forward 2030 rappresenta la strategia giusta. Siamo concentrati sulla performance, abbiamo deciso di gareggiare, perché se dici a un'organizzazione che la proteggerai, è come dirle che si impoverirà. La tecnologia avanzata e il forte portafoglio di brand, i prodotti diversificati che vanno dai quadricicli alle auto di lusso, ci permettono di raggiungere ogni tipologia di clientela». L'ad di Stellantis vede un 2024 di transizione e un mercato globale crescere in modo lento, con un calo iniziale negli Usa, seguito da un'inversione di tendenza grazie al lancio di nuovi prodotti. L'Europa? Il capo di Stellantis non vuole che il gruppo resti incastrato in tensioni nazionalistiche. «Nel frattempo - aggiunge - dobbiamo adattarci a una realtà che cambia e questo richiede flessibilità. Per l'auto elettrica servono regole chiare e stabilità». Ecco perché, da qui al 2030, il 90% delle piattaforme sarà multi-energy.

«Siamo pronti a rispondere alle sfide di mercato - ha precisato Uwe Hochgeschurtz (Europa allargata) - e siamo sulla via giusta per raggiungere una riduzione del 40% dei costi dell'offerta elettrica e del 50% dei costi di distribuzione. Abbiamo messo in campo una strategia diversificata per far fronte alla crescente concorrenza dei cinesi».

Atteso il punto sulla partnership con la cinese Leapmotor alla luce anche dei nuovi dazi Ue. «Grazie a questo innovativo produttore di mezzi a nuova energia - risponde Tavares - pensiamo di poter fornire ai clienti ciò che desiderano, garantendo allo stesso tempo ottimi rendimenti agli azionisti. I dazi? Dobbiamo andare all'attacco e cavalcare l'onda dell'offensiva cinese».

Dagli Usa a Modena, la

casa della Maserati. Del Tridente si è parlato al ministero delle Imprese e del Made in Italy. «Non sono emersi elementi di garanzia sul futuro dello storico sito produttivo emiliano», sintetizza con preoccupazione la Fiom.

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