Tutto rinviato all'autunno o a quando sarà terminata l'emergenza coronavirus. Il crollo verticale delle Borse in seguito all'emergenza Covid 19 potrebbe costringere banche e imprese a ripensare le operazioni annunciate, facendo leva, se serve, sulle clausole «Mac» (material adverse change) che permettono alle società di fare marcia indietro in caso di condizioni di mercato sfavorevoli e imprevedibili. I punti interrogativi non mancano con le valutazioni colate a picco e gli investitori in fuga.
Solo poche settimane fa si parlava di una buona pattuglia di debuttanti attese in Piazza Affari. «Abbiamo una bella pipeline: nel primo semestre abbiamo una ventina di società sull'Aim e sei o sette anche sul mercato principale» commentava Raffaele Jerusalmi, ad di Borsa italiana. Previsioni che oggi appaiono ottimistiche.
Ci si interroga prima di tutto su cosa farà Sia, attiva nelle infrastrutture e nei servizi di pagamento che lo scorso 6 febbraio aveva annunciato «l'avvio del processo finalizzato alla quotazione delle azioni ordinarie delle società sull'Mta» previsto entro l'estate. Un'Ipo miliardaria, visto che si parlava di una valutazione compresa tra i 3 e i 4 miliardi circa. Ma considerando l'andamento dei mercati il debutto in Borsa potrebbe essere accantonato, magari a favore di un'aggregazione con Nexi, un progetto già accarezzato dal ministero del Tesoro che attraverso Cdp controlla Sia in vista della creazione di un campione nazionale nel business dei pagamenti.
Tra gli osservati speciali c'erano poi Prelios, Intercos, Giochi Preziosi, Agos, Epta, Adler, Gvs e Generalfinance. Quest'ultima società, attiva nel factoring aveva ufficializzato l'intenzione di considerare la strada del collocamento in Borsa nell'aggiornamento del piano industriale al 2021.
Guadando all'estero, tra i big che potrebbero abbandonare i progetti di quotazione gli esperti danno quasi per certa Airbnb, l'Ipo più attesa dell'anno a Wall Street prima dello stop ai viaggi in mezzo mondo. E il rinvio del debutto potrebbe essere considerato anche da altri due «unicorni» attesi a Wall Street entro l'anno come Deliveroo e la cinese Ant Financial, società affiliata ad Alibaba che gestisce i servizi di pagamento.
Malgrado la caduta delle quotazioni, Intesa Sanpaolo non sembra invece fare passi indietro sull'Offerta pubblica di scambio (Ops) su Ubi. Anche perché, se è vero che è difficile immaginare lo scenario al termine dell'emergenza Covid 19, in caso di successo Ca' de Sass dovrebbe riuscire a comprare a Ubi a un prezzo inferiore a quanto previsto. La proposta è carta contro carta: 17 titoli Ca' de Sass ogni 10 dell'ex popolare lombarda. Ai prezzi del 14 febbraio l'Ops valutava Ubi 4,3 euro per azione, ai prezzi di ieri 2,97 euro. Una somma ancora a premio rispetto ai 2,76 euro di Ubi di ieri, ma che dà un'arma in più agli azionisti dei i tre patti di sindacato che chiedono di più.
Procede, anche , il lavoro a Torino e Parigi per far convolare a
nozze Fca e Groupe Psa. Siglata mesi fa la lettera d'intenti, ci vorranno ora dai 12 ai 15 mesi per arrivare alla fusione. «Tutto procede nei tempi previsti», ha detto nei giorni scorsi Carlos Tavares, ad del futuro colosso.
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