«You're fired!» (sei licenziato, ndr). Se ci fosse sempre stata l'intelligenza artificiale, magari format televisivi di grande successo come The Apprentice non sarebbero mai esistiti. E, forse, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha condotto la trasmissione per diverse stagioni fino al 2015, avrebbe avuto una popolarità inferiore (e si sa quanto questa può pesare nella corsa alla Casa Bianca). Certo è che in Bp - la vecchia British Petroleum, una delle più grandi compagnie petrolifere al mondo - sceglieranno i 7.700 malcapitati a cui toccherà la sorte del licenziamento anche sulla base delle valutazioni dell'intelligenza artificiale.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, meglio affidare questa incombenza a chi di certo non può avere remore morali. Dopo Meta, con il suo fondatore e ceo Mark Zuckerberg che licenzierà il 5% dei suoi dipendenti meno efficienti, alla Bp hanno assunto il direttore del personale «ChatGPT» (o qualunque altro sistema di IA venga utilizzato) per riportare nei ranghi un'azienda che ha perso lo smalto di un tempo. Nei giorni scorsi, in una nota inviata al personale dall'amministratore delegato, Murray Auchincloss, è stato annunciato il taglio di 4.700 posti, pari a poco più del 5% della sua forza lavoro, come parte di un programma per risparmiare 2 miliardi di dollari di costi entro il 2026. Il colosso energetico ha detto che per operare i tagli sarà utilizzata anche l'Intelligenza artificiale, quasi a evocare una sorta di imparzialità assoluta della macchina rispetto al manager in carne e ossa che potrebbe avere simpatie (o antipatie) personali verso un dipendente o l'altro. La società energetica - una delle storiche sette sorelle - prevede inoltre di ridurre di 3mila unità il numero di appaltatori di cui si avvale quest'anno (il totale quindi arriverà a 7.700 posti in meno). In particolare, Auchincloss ha affermato che il gruppo sta facendo «forti progressi» per diventare una «società più semplice, più focalizzata e con un valore più elevato». Tutte frasi che piacciono agli investitori, un po' meno alla forza lavoro che aspetterà il verdetto del cervellone. «Comprendo e riconosco l'incertezza che questo crea per tutti coloro il cui posto di lavoro potrebbe essere a rischio», ha continuato l'ad, assicurando che il gruppo (bontà sua) ha una «vasta gamma di supporto» a disposizione dei dipendenti cacciati.
Lo scorso anno il gruppo ha annunciato risultati molto peggiori del previsto, con un forte calo degli utili nei primi tre trimestri.
I risultati sono crollati nel terzo trimestre, a 206 milioni di dollari rispetto ai 4,9 miliardi dell'anno precedente, colpiti da margini di raffinazione piu bassi, vendite mediocri e svalutazioni di attività, in un contesto di prezzi in calo. Anche per questi numeri, quindi, si è resa necessaria una cura dimagrante.
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