Dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta in Italia è raddoppiato: è passato da 2,4 a 4,8 milioni. Contestualmente è ulteriormente peggiorato l’indicatore di grave deprivazione materiale che aveva mostrato un deterioramento già nel 2011 e che è raddoppiato nell’arco di due anni. Quasi la metà dei poveri assoluti (2 milioni 347mila) risiede nel Mezzogiorno, erano 1,8 milione nel 2011. Di questi oltre un milione sono minori con un’incidenza salita in un anno dal 7 al 10,3%. I drammatici dati riportati dal presidente dall’Istat Antonio Golini in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato gettano un'ombra sulla legge di stabilità varata dal Consiglio dei ministri e, in questi giorni, al vaglio del parlamento. La manovra rischia infatti di andare a incancrenire una situazione già di per sé allarmante. Se da una parte l'aumento dell’aliquota Iva determinerà nei mesi autunnali un’accelerazione del ritmo di crescita annuo dei prezzi al consumo, dall'altra la dimensione dell’intervento sul cuneo fiscale è talmente irrisoria da non riuscire a prilvilegiare il lavoro e la produzione. Insomma, una legge di stabilità che rischia di non incidere positivamente sulla crescita del Paese.
A preoccupare è soprattutto il taglio del costo del lavoro operato dai tecnici di via XX Settembre. Secondo le stime degli analisti dell'Istat, lo sconto di imposta medio stimato per il taglio del cuneo fiscale si aggira intorno ai 116 euro annui per beneficiario su scala nazionale ed è maggiore della media per i lavoratori e i collaboratori che appartengono ai primi tre quinti della distribuzione dei redditi che comprendono famiglie con redditi medio bassi e medi. "Dato il maggior numero di occupati per famiglia - ha spiegato Golini - sono le famiglie dei due quinti più alti a trarre maggiori vantaggi monetari in valore assoluto". Su un totale di 12,2 milioni di famiglie beneficiarie stimate, la metà appartiene ai due quinti più alti della distribuzione. Sono soprattutto le coppie con figli a beneficiare del provvedimento, in particolare se sono presenti due o più occupati. In base alla stima, più del 70% di queste famiglie (circa 6,7 milioni) gode infatti di una riduzione d’imposta. Lo sconto pensato dal governo Letta non piace nemmeno alla Banca d'Italia. La riduzione del cuneo fiscale dovrebbe, infatti, rispondere all’esigenza di privilegiare il lavoro e la produzione. Così non è. "La dimensione dell’intervento non è elevata e riflette i limitati margini di manovra disponibili e la scelta di intervenire anche in altri ambiti", spiegano gli economisti dell'istituto di via Nazionale che fa notare come il risparmio medio di 100 euro che arriva dal taglio del cuneo fiscale basti appena a riassorbire il fiscal drag. "La misura dell’intervento - spiegano dalla Banca d'Italia - è tale da compensare quasi del tutto l’aggravio automatico di imposta, valutabile in circa 2 miliardi, derivante dall’operare del drenaggio fiscale nel 2013". E i punti deboli non si limitano certo alle misure per "incentivare" il mercato del lavoro. Secondo gli analisti di via Nazionale, infatti, tra i punti "migliorabili" della legge di stabilità, annovera anche l'intervento sulla tassazione immobiliare e la flessione dei prestiti alle famiglie e, in misura maggiore, alle imprese. In modo particolare, le tensioni sull’offerta di credito potrebbero, infatti, insidiare le prospettive di crescita.
La manovra sembra mettere d'accordo tutti. Tutti d'accordo nel criticarla. Tanto che, mentre Istat e Bankitalia colpiscono duramente il testo licenziato dal Consiglio dei ministri, pure la Cgil entra a gamba tesa. "Lo sciopero è proclamato e lo facciamo, ora lo stiamo organizzando", ha confermato Susanna Camusso ribadendo che, al momento, "nulla si muova nella direzione giusta". In alcune regioni le date sarebbero già state individuate: si parlerebbe del 13 novembre per la Toscana mentre nel Lazio si discute fra l’8 e il 10. Il segretario della Cgil ha ricordato che i sindacati hanno chiesto "una significativa riduzione" della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti, un’operazione di "equità fiscale" e un cambiamento nella logica della spending review. "Saranno le risposte che riceviamo a determinare la nostra posizione - ha spiegato la Camusso - se la discussione in Senato determinerà risposte positive potremmo fare delle valutazioni".
Più cauto il segretario della Cisl Raffaele Bonanni che sembra disposto a dare al premier Enrico Letta un'altra chance prima di fare precipitare la situazione: "Se Letta accoglierà le nostre richieste, non abbiamo motivo di fare sciopero".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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