"Crescita, il 2% non è più un miraggio"

Così i distretti industriali spingeranno il Pil italiano dei prossimi anni. Grazie a export e innovazione

"Crescita, il 2% non è più un miraggio"
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Dove vanno i distretti industriali, va l'Italia. Ieri, a Milano, Intesa Sanpaolo ha presentato il sedicesimo rapporto annuale sui distretti. L'ufficio studi del primo gruppo bancario italiano ha passato in rassegna i bilanci di 20.800 aziende, dai quali sono emerse conferme importanti ma anche nuove tendenze sull'andamento recente e futuro dell'economia italiana. «Continuiamo a basare la nostra crescita sulla capacità di esportare», ha commentato Gregorio De Felice (in foto), chief economist di Intesa tra i relatori insieme a Stefania Trenti, responsabile Industry research del gruppo, e al presidente del cda Gian Maria Gros-Pietro. Sulla scia del recupero post-Covid, la principale fonte di entrate delle imprese distrettuali continua a essere l'export, con meccanica e agroalimentare in evidenza. Nel 2023 l'avanzo commerciale pari a 94,3 miliardi di euro è aumentato del 4,8%, consolidando i livelli dell'anno precedente. Il trend è legato a un miglior collocamento del made in Italy sui mercati internazionali, ma anche a una domanda di beni di investimento accresciuta dalle sfide green e digitale, definiti i «principali driver degli investimenti» nel Paese. Con queste premesse, il fatturato dei distretti registrerà un incremento dell'1% nel 2024 e del 2% nel 2025, un dato notevole se si considerano le previsioni al ribasso sull'inflazione e le stime sul Pil italiano che crescerà dell'1,4% tra due anni. Bene anche l'indice di produttività, in costante aumento nelle aree distrettuali dal 2008. Resta tuttavia ancora sotto la media Ue l'adozione delle tecnologie di intelligenza artificiale, così come il ricorso all'e-commerce. L'istituto finanziario ha diffuso poi l'attesa classifica dei migliori distretti industriali, calcolata valutando le variazioni di fatturato ed export, del rapporto tra patrimonio netto e attivo e infine del margine operativo lordo. Nel 2023 sul podio troviamo l'oreficeria di Valenza, seguita dalle macchine agricole di Reggio Emilia e Modena e dalla filiera vini e distillati del bresciano. Infine, il nodo liquidità. Al momento, le imprese italiane hanno accumulato ingenti risorse investibili. Per Gian Maria Gros-Pietro, è un problema che deriva dall'epoca dei tassi negativi della Bce.

Discorso a parte invece per l'inflazione, secondo il presidente di Intesa in parte causata dal Superbonus. «Ha inciso sulla finanza pubblica, non invidio il ministro Giorgetti adesso, ma ha influito anche sull'inflazione. La spinta all'inflazione da questo strumento è stata fortissima», ha detto Gros-Pietro.

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