Piazza Affari è la "maglia nera" d'Europa nella giornata negativa dei mercati del Vecchio Continente, Milano brucia 17 miliardi di capitalizzazione col Ftse Mib che registra un -3,44% e la crisi di governo amplifica dinamiche già negative per l'intero contesto generale. La giornata di contrattazioni è stata altamente negativa per tutti i mercati del Vecchio Continente.
Due fattori sono stati un depressore comune. Ha aperto l'America, con le stime di inflazione-record da quarant'anni (9,1%) che lasciano presagire una lunga fase di restrizione monetaria globale capace di drenare liquidità dai mercati. Hanno fatto seguito le previsioni della Commissione Ue sull'economia europea: esse hanno sforbiciato le prospettive di crescita per il 2022 e il 2023 e fatto segnare nuove aspettative record per l'inflazione, mentre schiacciato dal carovita energetico l'euro continua a indebolirsi rispetto al dollaro e la Commissione e la Banca centrale europea appaiono titubanti su come conciliare crescita e lotta ai rincari. Ma c'è grande differenza tra quanto perdono i listini europei terremotati da queste notizie (Parigi chiude a -1,41%, Francoforte cede l'1,89%, mentre Londra arretra dell'1,69%) e la ben più netta flessione italiana, dovuta all'aggiungersi di un terzo fattore. Ovvero la fase di instabilità di governo aperta dallo strappo del Movimento Cinque Stelle sul Decreto Aiuti.
La possibilità di una fine anticipata del governo Draghi e di caos politico è prezzata dagli operatori anche e soprattutto in termini di aumento del rischio-Paese. Le perdite più nette sono state registrate dai titoli del comparto bancario (Unicredit ha segnato un -6,11%, Bper Banca è scesa del 6,17% ed Intesa Sanpaolo ha lasciato sul campo il 5,54%) che hanno in pancia una quota importante di titoli di Stato. Il maggior rischio-Paese percepito dai mercati ha portato all'aumento del rendimento del Btp decennale, che è cresciuto in un giorno del 5% al 3,4% aumentando di 16,5 punti base.
La flessione dei bancari è seguito a ruota da finanziari (Finecobank -5,07%, Mediobanca -4,7%, Unipol -4,39% e Nexi -4,22%) e risparmio gestito (Banca Generali -4,12%, Azimut -4,07% e Banca Mediolanum -3,54%), mentre notevole sul fronte del legame tra crisi politica è la frenata di utilities e dai big energetici (-5,7% di Enel, -4,5 di Eni, -4,26% di Terna e -2,43% di A2A), che sono aziende fortemente impegnate a contatto col governo e soprattutto desiderose di promuovere in tempi brevi gli investimenti di rilancio del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Oggigiorno messi parzialmente in discussione dal rallentamento dell'agenda del sistema-Paese indotto dalla crisi del governo Draghi. Il rosso più grande in assoluto è quello di Tim, che perde il 6,4%: in profonda sofferenza per il futuro assetto industriale, la compagnia di tlc nazionale subisce molto gli scossoni della politica a cui chiede un quadro normativo chiaro.
Se a questa seduta dovessero seguirne molte altre altrettanto ondivaghe, il rischio per il sistema-Paese è di trovarsi di fronte a un'altalena e di vedere gruppi pregiati in grado di portare avanti investimenti necessari alla ripresa della nazione trascinati nel turbine della crisi politica e istituzionale. Quello che tutti gli analisti finanziari ed economici prospettano è che in momenti di caos una crisi rallenterebbe i tempi di attuazione del Pnrr, la marcia di avvicinamento alla legge di bilancio, nuovi interventi contro il caro-vita, l'inflazione, la crisi energetica. Da Piazza Affari, secondo i sentiment raccolti dalle agenzie, lo scenario base su cui ci si muove punta sul fatto che per ragioni di interesse nazionale la crisi di governo possa rientrare o che si arrivi un Draghi-bis che traghetti il Paese alla primavera 2023. Tuttavia lo scenario di elezioni anticipate appare molto concreto e a spaventare non è tanto l'esito del voto quanto piuttosto la fase di incertezza e assenza di decisioni in cui Roma potrebbe venirsi a creare nel lungo inverno della crisi energetica e della recessione che incombono sulla nazione. "L'incertezza è massima - dichiara all'Ansa Andrea Randone, Head of Mid Small Cap Research di Intermonte - e dovrebbe impattare soprattutto i titoli domestici, come quelli bancari e assicurativi", in una fase in cui il loro apporto è decisivo per il sistema-Paese.
Anche per Piazza Affari il vero nodo è la stabilità politica. Senza quella, si rischia di entrare in un territorio inesplorato. Aumentando il caos in cui si muove un sistema-Paese già alle corde per inflazione e caro-energia.
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