Da questo momento Mike Manley ha in mano il futuro di Fiat Chrysler Automobiles, che significa principalmente il destino di 236mila famiglie nel mondo, il 25,4% (circa 60mila) delle quali in Italia e il 28% (oltre 74mila) negli Stati Uniti. Una responsabilità non da poco che il suo predecessore, Sergio Marchionne, ha saputo gestire nel modo più razionale possibile anche nei momenti di grande crisi. E ora cosa accadrà?
Il britannco Manley, primo manager non italiano a guidare il gruppo nel suo complesso, ha ricevuto ufficialmente ieri i gradi di amministratore delegato di Fca. A dire ok alla sua nomina è stato il 99,58% dell'assemblea straordinaria di Fca che si è riunita ad Amsterdam. Anche il nuovo ad di Ferrari, Louis Casey Camilleri, ha seguito lo stesso iter all'assemblea del Cavallino svoltasi sempre ieri in Olanda.
Al minuto di silenzio chiesto dal presidente John Elkann per ricordare Marchionne, scomparso il 25 luglio scorso, sono seguiti i lavori dell'assise del Lingotto. E nel discorso che ha preceduto l'investitura di Manley, Elkann ha subito tracciato la strada che il manager inglese dovrà seguire, la stessa delineata recentemente da Marchionne. «Manley continuerà a lavorare per fare di Fca una società sempre più forte e indipendente con il sostegno di Exor», ha puntualizzato il presidente. Significa che il gruppo, allo stato dell'arte, è in grado di procedere autonomamente. È comunque da mettere sempre in conto che Fca valuterà le opportunità di accordi e alleanze che si potrebbero presentare. Tema, questo, dibattutissimo negli ultimi anni dopo che Marchionne aveva parlato dell'impellente necessità, per Fca, di condividere il futuro con un altro costruttore alla luce dei sempre maggiori investimenti nelle alimentazioni green e nella guida autonoma. È seguito il nulla di fatto, dopo il secco no arrivato da Gm, la presa di distanza da parte di Volkswagen e le poco convincenti manifestazioni di interesse dalla Cina. In ballo, ora, ci sarebbe Hyundai-Kia, nella cui orbita gravita, essendo una pedina importante del fondo azionista Elliott, l'ex Alfredo Altavilla.
A quanto sembra, però, Fca per ora camminerà con le proprie gambe e Manley dovrà essere bravo a tenere la barra dritta (il confronto con un predecessore del calibro dell'amico Marchionne sarà il suo incubo).
Alla fine del mese, inoltre, l'ad dovrebbe togliere il riserbo sul nuovo team di Fca, in pratica le prime linee del gruppo. Ci saranno conferme e novità. Il ruolo di capo dell'Emea (Europa, Africa e Medio Oriente), che Manley ha voluto tenere in questi mesi per sé, è una delle caselle più importanti da riempire. Per i successori di Altavilla, girano sempre i soliti nomi (Pietro Gorlier, tuttora concentrato sullo spin-off di Magneti Marelli, di cui è ad, e sulle trattative con il fondo Kkr, interessato alla società; Gianluca Italia, che guida il mercato italiano; Daniele Chiari, responsabile dei rapporti istituzionali). Nelle prossime settimane, poi, dovrà uscire il nome del nuovo capo di Jeep e Ram. Manley dovrà decidere, infine, se mantenere o meno anche la guida del mercato nordamericano.
Ad Amsterdam Elkann ha spiegato che «quando abbiamo saputo che Marchionne non sarebbe più tornato il cda ha nominato Manley, che era l'unico candidato», aggiungendo che la decisione era basata sui piani di successione preparati con Marchionne fin dal 2016. Quindi, in vista dell'avvicendamento previsto per l'anno prossimo, «avevamo già deciso di proporre ai soci Manley come ad».
A quanto sembra, sia Altavilla, che ha lasciato Fca il 31 agosto, sia il cfo Richard Palmer, con Manley i possibili candidati alla carica di ad, sarebbero stati all'oscuro sui giochi praticamente già fatti.Nel giorno dell'avvio del nuovo corso, rispettivamente, di Fca e Ferrari, la Borsa ha risposto così: Fca +0,07 (14,41 euro) e Ferrari +0,83% (109,90 euro).
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