Fiat, la Consulta dà ragione alla Fiom

Fiat, la Consulta dà ragione alla Fiom

Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, canta già vittoria («la Costituzione rientra in fabbrica, è un successo di tutti i lavoratori»); secondo Roberto Di Maulo, capo della Fismic, invece, «la sentenza della Consulta nulla cambia». Da parte loro, i legali della Fiat attendono di conoscere le motivazioni del verdetto con cui la Corte costituzionale, ieri, ha dichiarato illegittimo l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, nella parte che consente la Rsa (Rappresentanza sindacale aziendale) alle sole organizzazioni firmatarie del contratto applicato nell'unità produttiva. La decisione è stata adottata nell'ambito del ricorso presentato della Fiom, esclusa dalla Rsa, contro la Fiat.
«Si tratta - commenta in una nota la Cgil - di una sentenza di grande rilevanza e valore per le relazioni industriali e sindacali del Paese».
La Consulta, in particolare, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 19 (1 c. lett. b) dello Statuto dei lavoratorì «nella parte in cui non prevede che la rappresentanza sindacale aziendale sia costituita anche nell'ambito di associazioni sindacali che, pur non firmatarie di contratti collettivi applicati nell'unità produttiva, abbiano comunque partecipato alla negoziazione relativa agli stessi contratti quali rappresentanti dei lavoratori dell'azienda».
La questione di legittimità costituzionale era stata sollevata e rimessa alla Consulta dai giudici dei tribunali di Torino, Modena e Vercelli a seguito dei ricorsi presentati dai metalmeccanici della Cgil, esclusi dalle Rsa per non aver firmato il contratto specifico della Fiat, che richiama, appunto, l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori.
La Fiom aveva sollevato il contrasto con gli articoli 2, 3 e 39 della Costituzione, ossia sulla lesione del principio solidaristico, la violazione del principio di uguaglianza e del principio di libertà sindacale.
Tocca ora ai giudici di Torino, Modena e Vercelli valutare se il sindacato di Landini ha effettivamente preso parte alle varie negoziazioni. Di fatto, Landini si era sempre rifiutato di siglare accordi a proposito del contratto Fiat, sottoscritto invece dalle altre sigle sindacali dei metalmeccanici. A spegnere l'entusiasmo di Fiom e Cgil ci prova la Fismic: «La Fiom non ha mai partecipato agli incontri per i rinnovi contrattuali e quindi, a nostro avviso, non cambia nulla, e questa sentenza non dà diritto alla Fiom a nessun tipo di rappresentanza in Fiat».
Di Maulo non lesina critiche alla Consulta: «La sentenza appare in palese e netto contrasto con le numerose sentenze nelle quali la stessa Corte aveva finora pronunciato giudizi diametralmente opposti, dando torto a numerosi sindacati autonomi che avevano pure sollevato lo stesso quesito. Evidentemente per i giudici della Consulta la Fiom merita un trattamento di riguardo».

In serata è arrivata la replica del Lingotto che, in una nota, sollecita la definizione da parte del legislatore «di un criterio di rappresentatività più solido e più consapevole delle delicate dinamiche delle relazioni industriali» e che, inoltre, «dia certezza di applicazione degli accordi, garantisca la libertà di contrattazione e la libertà di fare impresa, come avviene nei Paesi di normale democrazia nelle relazioni industriali». E anche Fiat ribadisce come la Fiom, «a priori» abbia «sempre rifiutato qualsiasi trattativa sui contenuti del contratto collettivo specifico di lavoro».

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