La neutralità dei Benetton nella battaglia su Generali fa fremere il mercato che si chiede quanto la famiglia trevigiana possa resistere senza schierarsi. Nel 2019, al termine dell'ultima tornata elettorale sul Leone, Luciano Benetton aveva dichiarato a Repubblica: «Crediamo che le Generali debbano essere italiane. Ci sono anche Caltagirone, Del Vecchio e Mediobanca. È un bel pacchetto italiano che, tutti e tre insieme, vorremmo rafforzare». Una situazione che tre anni dopo, alla vigilia di quella che si preannuncia come un'assemblea in cui si andrà alla conta dell'ultimo voto degli investitori istituzionali (al 40,3% del capitale) e retail (23%), è stata rivoluzionata.
La costituzione del patto di sindacato sul 12,33% delle Generali tra Leonardo Del Vecchio, Francesco Gaetano Caltagirone e Fondazione Crt, con la messa in discussione della governance del gruppo - in particolare sul terzo mandato all'ad Philippe Donnet - ha infatti dato avvio alla guerra.
Con il 3,97% della compagnia assicurativa, l'appoggio dei Benetton a uno dei due fronti significherebbe spostare il delicato equilibrio che contrappone Mediobanca (che del Leone ha il 12,93% e che dovrebbe godere dell'appoggio di De Agostini con l'1% circa) ai pattisti. Il mercato punta su una confluenza dei Benetton nel patto; una mossa che, tuttavia, potrebbe attrarre l'attenzione delle Autorità. In particolare sugli equilibri in Mediobanca, dove gli stessi Caltagirone-Del Vecchio e Benetton potrebbero in prospettiva ritrovarsi con una quota complessiva superiore al 25%, quindi oltre la soglia d'Opa. Va detto che la vicenda in realtà è molto intricata e non vi è alcun automatismo.
Edizione, la holding dei Benetton, ha ottimi rapporti con tutti, sostengono fonti vicine a Ponzano Veneto. La famiglia veneta è socia di Mediobanca dal 2007 col 2,1%, apportato al patto di sindacato nel 2012 e tutt'oggi siede nella versione light dell'accordo. Un rapporto che si intreccia a quello in Generali, dove i Benetton sono presenti dal 2005 con una partecipazione definita come finanziaria e di lungo corso.
La storia di impresa dei Benetton interseca in più occasioni anche quella dei pattisti: con Crt, il cui 4,5% detenuto in Atlantia è stato cruciale nella partita su Autostrade, ma anche con Del Vecchio in Sme Supermercati negli anni '90. Sconfitti da Caltagirone nella guerra per il Gazzettino, i Benetton si sono poi trovati alleati dell'Ingegnere nella privatizzazione di Grandi Stazioni (in Eurostazioni).
A tenere le fila dell'asse tra Ponzano Veneto, Agordo e Roma sono poi almeno tre manager in ruoli apicali: Fabrizio Palenzona, vicino ai Benetton
e a Crt; l'avvocato Enrico Laghi, presidente di Edizione e nel collegio sindacale di Acea; Massimo Lapucci, segretario generale Crt, consigliere in Caltagirone holding ed ex investment director Sintonia (orbita Benetton).
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