Intesa Sanpaolo fa un salto carpiato nel futuro. Il gruppo guidato dal ceo Carlo Messina, infatti, ha deciso di diventare la prima banca italiana a puntare forte sull'intelligenza artificiale stringendo una partnership con iGenius, azienda che ha sviluppato una piattaforma di nome Crystal che attraverso la cosiddetta «IA generativa» (per intenderci, è stato definito il Chat Gpt dei numeri o l'IA Made in Italy) consente di analizzare una grande quantità di dati per permettere alla banca di decidere con maggiore contezza se supportare o meno determinati progetti o soluzioni aziendali.
La piattaforma era già stata testata da Fideuram private banking, con la prospettiva in futuro di fornire un supporto ai consulenti finanziari nella gestione dei portafogli dei clienti. «L'utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale, come quella proposta da iGenius, e di grandi quantità di dati si sta sempre più affermando nel mondo del lavoro» ha commentato Marco Ditta, responsabile Data & Artificial Intelligence di Intesa Sanpaolo, «crea un ambiente di lavoro più efficiente ed efficace, in cui le persone partecipano al disegno delle nuove soluzioni e dei nuovi processi».
iGenius è ormai un ex startup innovativa fondata sette anni fa da Uljan Sharka, italiano di origini albanesi a capo di un'azienda di un centinaio di dipendenti con sede a Milano, ma presente anche in Svizzera, Inghilterra e Stati Uniti. Le grandi potenzialità di Crystal sono state notate anche da Microsoft, che lo scorso luglio ha annunciato una collaborazione con iGenius per integrare Crystal nell'offerta alle imprese. Per Intesa Sanpaolo, che ultimamente ha investito tanto anche sulla sua nuova banca digitale Isybank, è un altro passo avanti nella sua strategia di digitalizzazione.
Intanto arriva la luce verde di Vladimir Putin. Intesa potrà ora mettere in vendita le sue attività russe e uscire dal Paese. La prima banca italiana aveva già interrotto investimenti e prestiti ai clienti russi dal momento in cui era scoppiato il conflitto con l'Ucraina. Non poteva, però, chiudere del tutto la parentesi, perché per arginare la fuga delle aziende estere dalla Russia il capo del Cremlino aveva emanato un decreto che bloccava la cessione dei loro asset russi alle società degli Stati che aderivano alle sanzioni. Almeno fino alla concessione di una deroga presidenziale, che è arrivato per Intesa Sanpaolo.
L'istituto aveva un'esposizione verso Mosca di circa 700 milioni di euro alla fine di giugno, con una clientela aziendale. Un ammontare che era diminuito a seguito di diverse svalutazioni, che avevano portato l'ammontare dei crediti russi solo allo 0,2% sul totale dei prestiti alla clientela.
La divisione russa contava 861 dipendenti e 27 filiali. Una notizia che permette a Intesa di allinearsi alle richieste della Banca centrale europea che aveva invitato tutti gli istituti di ridurre l'esposizione alla Russia.
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