"Intelligenza artificiale, necessario fare squadra tra pubblico e privato"

La presidente Farina: «Negli algoritmi c'è la chiave per gestire i rischi assicurativi molto complessi»

"Intelligenza artificiale, necessario fare squadra tra pubblico e privato"
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«L'intelligenza artificiale e le soluzioni digitali sono un fattore essenziale per consentire al settore assicurativo di competere efficacemente». È quanto ha sottolineato Maria Bianca Farina, presidente dell'Ania, aprendo i lavori del convegno «Innovation 2024» ieri a Roma. «Disponiamo di algoritmi di IA e di tecnologie di raccolta, analisi e gestione dei dati che possono rendere gestibili rischi molto complessi e abilitano prestazioni e servizi neanche immaginabili qualche anno fa» ha proseguito. Emergono, ha concluso, «prospettive molto incoraggianti» ma d'altra parte ci sono «snodi chiave per garantire che le compagnie possano portare i benefici di questa innovazione ai loro clienti»: la necessità di «stabilire norme uniformi»; «la definizione di standard e infrastrutture per accedere alle fonti di dati di interesse comune, come quelli della Pa»; l'investimento nella formazione.

Gli investimenti nell'intelligenza artificiale, ha ricordato Farina, «potrebbero sfiorare i 160 miliardi di dollari l'anno prossimo», ma di questi 160 «circa 120 miliardi saranno investiti negli Stati Uniti e in Cina». L'Europa e l'Italia, ha aggiunto, rischiano di non essere «fra coloro che ne coglieranno pienamente i frutti» se non saranno in grado di «affrontare questa rivoluzione per tempo». A questo proposito, ha proseguito, è «opportuno e tempestivo che il presidente Meloni abbia posto l'intelligenza artificiale tra i punti qualificanti del G7 a presidenza italiana». Analogamente, è positivo che l'Ue sia la prima tra le giurisdizioni del mondo ad aver approvato l'AI Act, con l'obiettivo di «garantire che l'uso dei sistemi di intelligenza artificiale sia conforme con le diverse normative in materia di diritti». Ma, soprattutto, è fondamentale che «insieme al governo e alle istituzioni, possiamo trasformare l'innovazione in un vantaggio competitivo per l'Italia», ha precisato favorendo la costituzione di «partnership pubblico-private volte allo sviluppo di nuove applicazioni».

Un'altra problematica è legata ai costi delle catastrofi. Le compagnie di assicurazione private e gli assicuratori del settore pubblico l'anno scorso hanno dovuto coprire a livello globale costi alle imprese «per almeno 123 miliardi di dollari» derivanti dalle conseguenze delle catastrofi naturali. «È il quarto anno di seguito che le perdite assicurate superano i cento miliardi di dollari, ed è il sesto degli ultimi sette», ha sottolineato la presidente di Ania. «Negli ultimi mesi abbiamo registrato una crescente frequenza di eventi catastrofali che anche in Italia hanno prodotto danni ingenti. «Si stima che, nel 2023, le catastrofi naturali e climatiche, abbiano provocato oneri alle imprese, per danni fisici diretti e perdite in giro d'affari, pari a 357 miliardi di dollari», ha precisato Farina.

In campo assicurativo le potenzialità dell'IA sono «straordinarie»: possono dimezzare gli errori nelle diagnosi mediche entro il 2025 e prevedere i terremoti. Sono alcuni esempi indicati dall'innovation leader di Deloitte Central Mediterranean, Andrea Poggi. Oggi 250 milioni di persone usano l'intelligenza artificiale e sono attese salire a 700 milioni entro il 2030. Il mercato dell'IA ha un tasso di crescita attesa del 28% annuo fino al 2030. Sei ambiti di applicazione in particolare influenzeranno il settore assicurativo: sanità, casa, mobilità, risparmio, cybersicurezza e clima. Nell'ambito del risparmio, già oggi 1.800 miliardi di dollari sono gestiti da modelli basati sull'intelligenza artificiale e «si stima che questo ammontare di asset raddoppierà in quattro anni», ha detto Poggi.

«L'intelligenza artificiale non falcidierà l'occupazione, la storia più o meno recente ci può aiutare sotto questo punto di vista», ha assicurato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l'innovazione tecnologica, Alessio Butti.

Nel suo intervento ha ricordato che «anche con «Internet qualcuno pensava che potessero esserci problemi sull'occupazione e così non è stato». Certamente, ha osservato, «cambieranno le professioni e l'impegno del legislatore deve essere tale per cui è impensabile non affrontare la questione scolastica e universitaria con nuovi percorsi di formazione».

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