Attenzione alla trappola Irpef. Chi rischia botta da 3000 euro

La riforma accompagnata da una riduzione delle agevolazioni potrebbe essere un boomerang: ecco perché

Attenzione alla trappola Irpef. Chi rischia botta da 3000 euro

Che il tema della riforma del Fisco e dell’Irpef avrebbe rappresentato uno dei punti principali del programma del nuovo governo Draghi lo si sapeva sin da prima del suo insediamento.

L'Europa, difatti, oltre a quella sulle pensioni da tempo richiede al nostro Paese una riforma strutturale del sistema fiscale che vada in direzione di una riduzione della pressione e di una semplificazione del sistema; così il presidente del Consiglio, insieme al neo titolare del ministero dell'Economia e delle finanze, si sono già messi al lavoro per delineare un nuovo modello fiscale più simile a quello danese partendo dal presupposto, evidenziato nel suo discorso al Senato, che "non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta".

Pertanto, il governo dovrà delineare una riforma complessiva e strutturale del fisco, con tutti i rischi e le conseguenze che ne potrebbero scaturire, considerando che per arrivare ad una riduzione della pressione fiscale, al fine di mantenere un equilibrio di bilancio prima si dovrà partire da un intervento deciso sul sistema dei bonus, deduzioni, detrazioni e agevolazioni varie.

Complessivamente il numero di queste "contrappesi" alle aliquote Irpef, come sottolinea il Sole 24 Ore, sono aumentate in modo esponenziale negli ultimi anni (ora sono oltre 170), generando una "guazzabuglio" difficilmente gestibile in sede di dichiarazione dei redditi; ma è pur vero che attraverso le agevolazioni i contribuenti riuscivano ad alleggerire il carico fiscale sul proprio reddito.

Attualmente gli scaglioni Irpef sono cinque - escludendo la no tax area prevista dal fisco per i redditi fino a 8.174 euro anno - che passano dal 23% per i reddito fino ai 15mila euro, sino al 43% per i redditi oltre i 75mila euro. Ad ogni scatto di aliquota si paga la quota in eccedenza rispetto alla precedente e possono essere inserite le varie detrazioni, deduzioni e agevolazioni a cui si ha diritto.

L'elemento della progressività, che dovrebbe essere alla base della nuova riforma del fisco pensata dal governo, quindi, già esiste; quindi si tratterebbe di intervenire solo su un abbassamento delle aliquote ma questo comporterebbe un aggravio di spesa insostenibile per le casse dell'erario, salvo che non si intervenga sulle agevolazioni presenti nell'ordinamento.

Facendo un esempio, la fascia reddituale tra i 15 e i 28mila euro - cioè quella che comprende il maggior numero di contribuenti italiani - rientra nello scaglione di sino al 27% sull'eccedenza di quanto già calcolato nella quota reddituale al 23% (cioè sino ai 15mila euro di reddito). Calcolatrice alla mano - ed escludendo i vari addizionali regionali che comunque pesano sul conteggio finale -, un italiano il cui reddito è di 28mila euro precisi paga 3450 euro su 15mila euro di reddito e 3510 euro sui restanti 13mila euro di reddito; pertanto la media dell'Irpef a carico del contribuente è circa del 25% che grazie a deduzioni, detrazioni e agevolazioni scende di un paio di punti percentuali che significa una riduzione importante sulle tasse per il portafoglio degli italiani.

Ma è su questo punto che potrebbe arrivare la "mazzata" perché la riforma del fisco dovrebbe puntare ad una riduzione delle aliquote partendo, però, dalla cancellazione di tutte le agevolazioni oggi previste dall'ordinamento.

Di conseguenza, prendendo come esempio un reddito dichiarato di 40mila, se con l'attuale sistema delle detrazioni, bonus e deduzioni si arrivava a pagare circa 8500 euro, con l'applicazione pura degli scaglioni l'importo da pagare sarebbe superiore di circa 3mila euro.

Si tratta di una bella cifra che se da un lato permetterebbe un maggior gettito in entrata nella casse dello Stato, dall'altro rappresenterebbe una batosta per buona parte del ceto medio italiano che è già quello su cui pesa maggiormente il carico fiscale, considerando che lo scarto tra Irpef lorda e netta si assottiglia al crescere del reddito, in quanto diminuisce l’effetto delle eventuali detrazioni.

Altro punto "scabroso" potrebbe riguardare, inoltre, le Partite Iva che rischiano di vedere cancellato il regime forfettario per passare, anche loro, al sistema

progressivo degli scaglioni con tutte le eventuali conseguenze sulla capacità finanziaria di professionisti e autonomi soprattutto riguardo al cosiddetto indice di redditività che ogni "codice Ateco" ha perfettamente a mente.

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