Le chicchiere di Renzi non ci fanno crescere. Promesse, annunci e spavalderia finora hanno prodotto un solo risultato: il Pil resta ferma al palo. E a certificarlo arriva pure l'Istat. Il quarto trimestre del 2014, precisa l'istituto di statistica, ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al quarto trimestre del 2013. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dell’industria e di un aumento dei servizi. Dal lato della domanda, il contributo negativo della componente nazionale è compensato da un apporto positivo della componente estera netta. Nello stesso periodo, ricorda l’istituto, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,7% negli Stati Uniti e dello 0,5% nel Regno Unito; in termini tendenziali si è registrato un aumento del 2,5% negli Stati Uniti e del 2,7% nel Regno Unito.
La variazione acquisita per il 2015, vale a dire la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno, aggiunge l’Istat, è pari a -0,1 per cento. Insomma questi dati inchiodano il governo. La ricetta di Renzi per la crescita di fatto non è servita. E l'opposizione punge il premier: "Gli sconfortanti dati del Pil (che spero nessuno abbia la superficialità di negare o sottovalutare) spiegano abbondantemente quello che alcuni di noi si affannano a dire da mesi. La prima emergenza era ed è l’economia, e serviva uno choc sulla linea meno tasse/meno spesa", ha affermato l'azzurro Daniele Capezzone, presisente della Commissione Finanze della Camera, secondo il quale "è lì che anche i Governi precedenti avevano fallito.
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