Da Stellantis, questione ormai definita e in attesa di incontrare i vertici del nuovo gruppo, l'attenzione dei sindacati si sposta ora sulle trattative tra Cnh Industrial, società della galassia Elkann-Agnelli, e il colosso cinese Faw Jiefang per la cessione di Iveco. Nota curiosa: Jiefang, unità specializzata nei mezzi pesanti, è nata per volontà di Mao nel 1953 utilizzando tecnologie sovietiche. Si tratta di un'operazione da circa 3,5 miliardi per la quale Fim, Fiom, Uilm, Fismic, UglM e AqcfR chiedono chiarezza, palesando non poche preoccupazioni. «La notizia - scrive la Fim in una nota - è un vero fulmine a ciel sereno».
Al vertice di ieri con Vincenzo Retus, responsabile delle relazioni industriali di Cnh Industrial, dalle organizzazioni metalmeccaniche è arrivata la richiesta di «essere pienamente informati e coinvolti in modo tempestivo», considerato che «un'eventuale acquisizione implica potenziali rischi occupazionali e industriali, e un conseguente impoverimento del Paese». Prossimo passo, l'avvio di «un confronto, anche in sede istituzionale, con i vertici della multinazionale».
Dai sindacati non è mancato un ulteriore campanello d'allarme, in quanto «le aziende italiane che rappresentano un'eccellenza in settori strategici, come la mobilità e le motorizzazioni, sono oggetto sempre più spesso di acquisizioni straniere».
Sono anni, comunque, che si parla di un possibile passaggio di proprietà di Iveco. E prima di vedere puntati su di sé i riflettori di gruppi cinesi (anche Shandong Heavy Industry si era fatto avanti insieme a Faw), molto tempo fa una congrua offerta, assai superiore a quella in discussione ora, sarebbe arrivata da Daimler-Mercedes: oltre 9 miliardi. Ma Torino rispose picche, chiedendo un ritocco verso l'alto. Non se ne fece nulla. All'epoca il valore aggiunto della Casa torinese era la sua presenza, tra i primissimi, dagli anni Novanta, proprio in Cina, a Nanchino, grazie alla joint venture Naveco, per la realizzazione dei veicoli commerciali Daily. Oltre al buon andamento dell'azienda italiana in Brasile e a una forte rete commerciale nel Sud Europa, con Daily ed Eurocargo punte di diamante. Piazza Affari, dopo aver brindato mercoledì alla notizia (+6,6%), ieri ha fatto salire il titolo Cnh Industrial di solo lo 0,18 per cento.
Ma sono in molti a guardare con timore alla prossima conquista, da parte cinese, di un altro marchio del «made in Italy».
Equita, in proposito, ricorda come «fonti politiche italiane», non della maggioranza, «abbiano ipotizzato il ricorso alla golden share» e non esclude che «pressioni politiche possano portare a soluzioni intermedie rispetto alla cessione». Ci sarà molto lavoro anche su questo fronte per la presidente di Cnh Industrial, Suzanne Heywood, e l'ad Scott Wine.
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