L'agosto nero di Stellantis in Italia

Per il gruppo -32,3% rispetto al -13,4% generale. I consumatori puntano sull'usato

L'agosto nero di Stellantis in Italia
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Auto in crisi non solo per le vendite in calo: ad agosto in Italia (-13,4%) e in Francia (-24,3%), guarda caso i due Paesi che hanno dato vita a Stellantis, ma anche per i forti segnali di allarme che arrivano sull'occupazione. In Germania, infatti, un documento interno al gruppo Volkswagen, inviato all'agenzia Afp, rivela che «non si può più escludere la chiusura di stabilimenti di veicoli e componenti nel Paese a causa della perdita di competitività».

Da noi, guardando a Stellantis, a dominare è la cassa integrazione. È vero che agosto è sempre stato un mese particolare e contrassegnato dai periodi di ferie, ma a rimanere vivi sono i problemi, come la mancanza di nuovi prodotti in linea con le esigenze della clientela, mentre a prevalere è la costante incertezza. Il mercato italiano, da parte sua, ha tirato il freno e così, in agosto, Stellantis ha visto precipitare le vendite del 32,3% (-2,4% da gennaio), mentre la quota è scesa al 24,9% dal 31,9% di un anno fa. Tutti negativi a due cifre i marchi, e solo Jeep (-7,2%) con Peugeot (-5,5%) riescono a contenere, rispetto agli altri, le perdite. I cali nel dettaglio: Citroën (-60%), Maserati (-51,4%), Ds (-45,7%), Lancia (-45,3%: c'è nostalgia della Y uscita di produzione per dare spazio a una erede solo nel nome), Fiat (-44,4%), Alfa Romeo (-25%) e Opel (-18,5%). Tra i big, dunque, quello di Stellantis è il peggior dato in Italia (giù anche il gruppo Vw con -5,5%), mentre Renault e Toyota sono state premiate: rispettivamente +18,9% e +23,9%.

Tempi duri per l'ad di Stellantis, Carlos Tavares, vista la situazione buia negli Usa - tra cause degli azionisti, vendite in sofferenza, personale in uscita e scontri accesi con il sindacato Uaw - e, alla luce di un agosto nero, nei due Paesi dai quali il gruppo ha preso forma. E se in Italia l'onda lunga dell'inflazione, unitamente ai tassi di interesse ancora elevati per finanziare l'acquisto di un nuovo veicolo, pesano negativamente sul desiderio di cambiare vettura, a incidere sono sempre le conseguenze di una politica green Ue basata sull'ideologia del «tutto elettrico» (anche in Francia, il mese scorso, -33%) che è solo riuscita a ipnotizzare i costruttori, mentre il diretto interessato, cioè il pubblico, continua invece a bocciare.

«Sulle immatricolazioni - osserva Gian Primo Quagliano (Centro studi Promotor) - l'effetto del boom nella prenotazione di incentivi per l'acquisto di auto elettriche di giugno si sta manifestando con grande lentezza. In maggio, la quota delle elettriche sul totale era pari al 3,6%, per salire all'8,3% con la fiammata dei bonus di giugno e scendere nuovamente, in luglio, al 3,4% e al 3,7% ad agosto». Inoltre, resta ancora inutilizzato il 67,9% dello stanziamento per gli incentivi all'acquisto di auto con emissioni di CO2 da 21 a 60 grammi al chilometro e, soprattutto, figura ancora inutilizzato il 32,3% dei fondi a favore delle vetture tradizionali. «Non a caso - precisa Quagliano - il mercato dell'usato è in buona salute e lo sarà ancora», divieti sempre in agguato da parte di qualche amministrazione locale permettendo.

La possibilità di chiudere siti in Germania

da parte di Volkswagen, intanto, è stata letta dal sindacato Ig Metall come frutto di «un piano irresponsabile». Pesa la concorrenza dei rivali cinesi, soprattutto sotto la Muraglia, per i tedeschi il mercato principale.

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