Dopo il lunedì nero di Wall Street, che ieri ha segnato la peggiore seduta dall'agosto 2011, adesso tocca ai mercati di tutto il mondo. I timori di un surriscaldamento dell'economia che potrebbe portare a nuovi innalzamenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti da parte della Federal Reserve e a una ripresa dell'inflazione hanno allarmato gli investitori che continuano a vendere sulle piazze dell'estremo oriente. "Ci stiamo preparando a un viaggio difficile - ha commentato Naeem Aslam di Think Markets - ho la forte sensazione che quest'ondata di vendite si intensificherà perché gli 'orsi stanno sentendo l'odore del sangue sulla strada'".
Mai il Dow Jones Industrial Average era arrivato a livello intraday a perdere quasi 1.600 punti. Alla fine, ieri sera, ne ha persi oltre 1.100 (un record) portando in negativo il bilancio da inizio anno (-1,5%) che era stato "gonfiato" da una serie quasi ininterrotta di record. Anche l'S&P 500 ha mandato in fumo il rally del 2018 arrivando a cedere da inizio gennaio lo 0,9%. Il Nasdaq Composite ha, invece, mantenuto in positivo la performance del 2018 (+0,9%). A far crollare i listini non è stata alcuna nuova notizia in particolare. I mercati si stanno interrogando piuttosto se, di fronte a un miglioramento dell'economia e a una ripresa dell'inflazione, la Fed sarà costretta ad alzare i tassi di interesse più rapidamente del previsto. Una tempesta che adesso rischia di riflettersi su tutte le piazze finanziarie del mondo.
In Asia a trainare i ribassi è Tokyo con il Nikkei 225 che, dopo un'apertura in forte, è arrivato a perdere 1.245,53 punti, il 5,5% attestandosi a quota 21.436,85 punti, il minimo da ottobre scorso. Il ministro dell'Economia giapponese, Hiroshige Seko, senza commentare l'andamento dei mercati, ha voluto sottolineare ai microfoni dell'agenzia giapponese Kyodo, che "i profitti delle imprese sono a livelli record e che non c'è da essere pessimisti sul trend dell'economia giapponese". Lo stesso che ha detto ieri sera la Casa Bianca mentre andavano andati in fumo 114 miliardi di dollari dei primi 500 paperoni del mondo. Per Art Cashin, che presiede le attività sul floor del Nyse di UBS Financial Services, non sarà facile uscire da questa ondata di ribassi: "Quando c'è questo tipo di movimento, di solito significa che ci vorrà un paio di giorni per trovare il fondo".
Le domande principale che circolano in queste ore tra gli investitori è: "Possibile che a provocare questo collasso sia la prospettiva di un rialzo dei tassi americani più veloce del previsto? Il cambio della guardia alla Fed può provocare tanta tensione? La luna di miele tra il presidente Donald Trump e la finanza è gia finito?". Il dato sicuro è che l'epicentro di questa scossa è a Wall Street, tutto è partito da là. Ma a risentirne è anche l'Europa che chiudono in rosso, al termine di una giornata nera, contrassegnata da una forte volatilità. Dopo aver aperto molto male, i listini del Vecchio Continente recuperano un po' ma senza mai uscire dal territorio negativo.
Al termine della giornata Londra arretra del 2,64% a 7.141,40 punti. A Milano l'indice Ftse Mib perde il 2,08% a 22.347,01 punti. Francoforte va giù del 2,32% a 12.392,66 punti, Parigi del 2,35% a 5.161,81 punti e Madrid del 2,27%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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