Si fa sempre più in salita la privatizzazione di Monte dei Paschi. La partita non è mai stata facile, ma di certo ieri si è complicata dopo che due delle principali indiziate per un'aggregazione, Unicredit e Banco Bpm, a precisa domanda si sono defilate. L'occasione è stata a Roma, al settimo congresso dell'Uilca, sindacato dei lavoratori del settore bancario e assicurativo, dove il segretario generale, Fulvio Furlan, ha chiesto maggiore attenzione da parte della politica e fatto una richiesta al nuovo governo: «Servono degli interventi: l'opportunità è il rinnovo del contratto nazionale, il modo con cui le aziende riconoscono ai lavoratori e alle lavoratrici il loro valore. Nel credito ci sono le condizioni per un rinnovo strutturale del contratto che scade a fine anno».
Nel corso dell'evento hanno fatto particolare rumore le dichiarazioni dell'ad di Unicredit, Andrea Orcel, sul dossier Mps. La situazione di «incertezza e volatilità elevata» in Europa, ha spiegato, rende difficile fare fusioni e acquisizioni nel settore bancario. «Mps sta facendo il suo piano di rilancio, sarà presto sul mercato», ma per quanto riguarda un'operazione di questo tipo ha detto Orcel non è «di attualità». In questa fase, ha aggiunto, ci sono anche questioni regolamentari «che ostacolano» e per quanto riguarda le fusioni cross border «ci sono le dinamiche politiche» e ogni paese tende a difendere le sue banche. Del resto, Unicredit negli scorsi mesi aveva già provato a sedersi a un tavolo per rilevare Mps, senza successo. L'uscita dal capitale del Monte, di cui il ministero delle Finanze è azionista con il 64,2%, è richiesta da Bruxelles, che sembra tuttavia orientata a concedere più tempo. A maggior ragione con l'avvento del nuovo governo. Molto difficile che si concretizzi una vendita prima della fine del 2022, come previsto in precedenza. Una dose di tempo extra servirà senz'altro, dal momento che anche un altro possibile acquirente, Banco Bpm, si è ufficialmente defilato. Lo si apprende dalle parole dello stesso ad, Giuseppe Castagna, a margine del convegno Uilca. Il dossier Mps «non è sul tavolo e non lo è mai stato negli ultimi due anni e continua a non esserci». Castagna ha poi aggiunto: «non voglio fare un'altra ristrutturazione», se ci fosse la possibilità, «voglio fare un'altra operazione con «una banca già pronta alla ripartenza». «A bocce ferme», dopo l'aumento del Monte «si vedrà tutto, ora ci sono tanti elementi in movimento anche per loro».
Ieri, intanto, era l'ultimo giorno per aderire al piano da 3.500 uscite incentivate voluto dall'ad Mps, Luigi Lovaglio, entro novembre che ha l'obiettivo di far risparmiare 270 milioni all'anno dal 2023.
I dipendenti hanno risposto in massa e potrebbe anche esserci un eccesso di adesioni. La buona riuscita dell'operazione sarebbe un buon viatico per convincere gli investitori a partecipare all'aumento di capitale da 2,5 miliardi che potrebbe partire già il prossimo 10 ottobre.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.