
Nessuna sorpresa sulla strada dell'operazione Banca Mps-Mediobanca. Ieri il consiglio d'amministrazione di Banco Bpm (azionista di Mps con il 5%) si è riunito per dare il via libera all'aumento di capitale di Mps necessario per proseguire sulla strada dell'Offerta pubblica di scambio su Piazzetta Cuccia. Stesso esito per Anima, che ha in portafoglio il 4% della banca guidata da Luigi Lovaglio, anche se ormai la società dei fondi è ormai da ritenersi nel perimetro di Piazza Meda (che la controlla al 90%) dopo il successo delle adesioni all'Opa.
Tutto è pronto, quindi, in vista di domani, quando l'assemblea dei soci di Mps sarà chiamata a esprimersi. Considerando anche gli endorsement dei giorni precedenti, l'istituto guidato da Luigi Lovaglio gode ora del supporto di Enpam, Algebris, delle Fondazioni, di Pimco e Norges Bank, oltre che dei grandi soci Caltagirone (sopra al 9%), Delfin (+9,8%) e Mef (+11,7%) il blocco già sicuro dovrebbe essere vicino al 50% del capitale, buon viatico verso la maggioranza dei due terzi necessaria per approvare la delibera. Molto dipenderà dal tasso di partecipazione all'assemblea, ma le stime in ambienti finanziari vedono come raggiungibile la soglia del 70% dei partecipanti all'adunanza. Del resto, considerando che i due proxy advisor Glass Lewis e Iss hanno espresso pareri opposti (il primo si è detto favorevole all'operazione Mediobanca, il secondo contrario) anche supponendo che gli istituzionali si dividano in parti più o meno uguali allora il voto dovrebbe propendere nettamente per il «sì».
Una certa positività circa la conquista di Mediobanca traspare dalle dichiarazioni rilasciate a Il Foglio da Francesco Milleri, numero uno di EssilorLuxottica: «Guardiamo con grande interesse a operazioni come Mps-Mediobanca: non solo come un'operazione di mercato, ma come un passo per rendere più competitivo il settore finanziario del nostro paese».
Intanto ieri da un documento integrativo richiesto dalla Consob a Mps, sono emerse le proiezioni di un ipotetico gruppo Mps-Mediobanca. Ebbene, Delfin (la cassaforte della famiglia Del Vecchio guidata da Milleri) sarebbe il primo azionista, Caltagirone il secondo, il Mef terzo, il gruppo Banco Bpm-Anima quarto e Mediolanum quinto.
Il documento, in particolare, traccia due scenari, quello di un'adesione al 100% e quello di un'adesione al 66,7%, al momento l'unica soglia minima (ma rinunciabile) di adesione indicata da Mps. Nel caso di adesione totalitaria, Delfin avrebbe il 15,7% del Monte, Caltagirone il 5,3%, il Mef il 4,2%, Bpm-Anima il 3,2% e Mediolanum il 2,1 per cento. Nel secondo scenario, invece, Delfin il 19,9%, Caltagirone il 6,7%, il Mef il 5,4%, Bpm-Anima il 4,1% e Mediolanum il 2,7 per cento. La simulazione è stata fatta attribuendo a Caltagirone una quota del 5,5% in Mediobanca e del 5,03% in Mps, partecipazione quest'ultima che tuttavia è stata arrotondata poco sotto il 10% nelle ultime settimane.
Nel caso in cui l'offerta vada a segno, la diluzione degli azionisti del Monte dei Paschi nel nuovo gruppo sarebbe del 64%, percentuale che scenderebbe al 54% qualora le adesioni si fermassero ai due terzi dei partecipanti.
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