Le nuove proiezioni sui costi dell'invecchiamento per diversi Paesi dell'eurozona "sono soggette a rischi negativi" per la possibile "inversione delle riforme pensionistiche adottate".
Lo si legge nel Bollettino economico della Bce, ricordando "le recenti discussioni avviate in alcuni Paesi" sulle riforme delle pensioni. "In assenza di riforme che riducano la disoccupazione strutturale e stimolino la crescita potenziale, i costi dell'invecchiamento saranno sostanzialmente più elevati in questi Paesi", precisa la Banca centrale, ricordando le "ipotesi molto ottimistiche" sulla produttività in vari Paesi, come Belgio, Spagna, Italia, Cipro, Lussemburgo e Portogallo, e sull'occupazione, come Spagna, Italia, Cipro, Grecia e Portogallo. nel rapporto si prevede che nel 2060 la spesa pensionistica nell’area dell’euro torni sul livello del 2013, ossia al 12,3 per cento del Pil. "Nella maggioranza dei paesi dell’area - si legge nel bollettino della Bce - la spesa pensionistica dovrebbe salire (specie in Lussemburgo, Slovenia, Belgio e a Malta, dove aumenterebbe di oltre 3 punti percentuali del Pil), mentre si prevede che scenda in otto paesi dell’area (Cipro, Portogallo, Spagna, Estonia,
Grecia, Italia, Francia e Lituania). Per contro, i costi relativi a sanità e assistenza a lungo termine dovrebbero aumentare in tutti i paesi dell’area".
Nel complesso, spiega la banca centrale europea, "nonostante le proiezioni sui costi dell’invecchiamento siano più favorevoli per diversi paesi, sono necessari ulteriori sforzi di riforma per ridurre l’aumento di tali costi. Le nuove proiezioni sui costi dell’invecchiamento per diversi paesi sono soggette a rischi negativi, perchè dipendono da ipotesi molto ottimistiche sugli andamenti della produttività e del mercato del lavoro.
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