Pimco si schiera per Mps-Mediobanca

Il big Usa, che possiede l'1,5% di Siena, voterà sì all'aumento. Effetto traino sui fondi

Pimco si schiera per Mps-Mediobanca
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Un altro grande nome si schiera dalla parte di Mps nella partita dell'Offerta pubblica di scambio su Mediobanca. Si tratta della società americana Pimco (Pacific Investment Management Co, del gruppo Allianz) che, secondo Bloomberg, sarebbe pronta ad approvare l'operazione nell'assemblea dei soci del 17 aprile, chiamata a dare semaforo verde all'aumento di capitale necessario per portare avanti l'offerta. Da ricordare che Pimco gestisce asset per circa 2mila miliardi di dollari e, secondo quanto hanno riferito fonti prossime alla società, detiene una quota di circa l'1,5% della banca senese. Ma di là della quota controllata, si tratta di un nome di peso che potrebbe tirarsi appresso altre adesioni.

Facendo quindi un conto parziale dei voti favorevoli, è sicuro che schierati sull'Ops si esprimeranno il ministero dell'Economia (11,7%), Delfin (9,78% delle quote), Caltagirone (8%), oltre a un 5% del capitale rappresentato dalle fondazioni, dal gruppo Algebris (oltre 1%) e dall'Enpam, risalito a ridosso del 2% della banca guidata da Luigi Lovaglio. Si dovrebbe accodare anche Enasarco. Martedì ci sarà un cda di Banco Bpm (che ha il 5% e orienta il 4% di Anima che ormai controlla) per decidere proprio sull'aumento di Mps: quasi certamente arriverà un responso favorevole. Già così, quindi, il fronte del «sì» sarebbe molto ben posizionato intorno al 44 per cento. Solo pochi, e di poco peso, i fondi che si sono esposti sul «no» nei giorni scorsi. Si attende ovviamente un'affluenza elevata al voto, al quale parteciperanno una ricca schiera di investitori istituzionali (la quota di piccoli risparmiatori è minoritaria e comunque non oltre il 10%).

I due proxy advisor Iss e Glass Lewis hanno fornito indicazioni opposte. Da una parte Iss ha più volte espresso opinioni apertamente filo Mediobanca (tanto sul fronte Mps quanto su quello di Generali) e anche in questo caso ha invitato i soci a esprimere un voto contrario, mentre Glass Lewis ha mantenuto un atteggiamento favorevole sul fronte Mps-Mediobanca affermando che, sebbene l'operazione abbia dei rischi, «riteniamo che queste preoccupazioni siano gestibili con un'esecuzione disciplinata». Citando l'esperienza del ceo Lovaglio in tema di fusioni e acquisizioni, maturata nei suoi precedenti ruoli presso altre importanti banche, come una garanzia affinché questo avvenga. Verosimile che quest'ultima argomentazione avrà presa su buona parte dei fondi, in modo tale da garantire in assemblea quanto meno il 70% dei voti favorevoli (quindi oltre il 66% necessario per l'approvazione dell'aumento di capitale).

Nei giorni scorsi, ospite al Forum Cedacri a Cernobbio, il ceo di Mediobanca Alberto Nagel ha cannoneggiato l'iniziativa di Mps.

Il manager di lungo corso, da quasi 17 anni alla guida di Piazzetta Cuccia, ha intenzione di giocarsi tutte le carte per prolungare il suo mandato: «In questo quadro - ha detto il manager riferendosi alla tempesta sui mercati - occorre evitare operazioni che diluiscano il brand e i nostri risultati con operatori nettamente più deboli». Su posizioni opposte, ovviamente, è Lovaglio il quale ha sottolineato che, nella situazione attuale, «la dimensione conta e che c'è bisogno di unire i ricavi». La battaglia è pronta a entrare nel vivo.

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