Le pensioni che fine faranno? Il cantiere previdenziale è ufficialmente aperto. Dopo le parole del capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio, che ha aperto alla possibilità dell'introduzione di quota 92 al posto di Quota 100, di fatto il dibattito sul mondo previdenziale è aperto. Da un lato c'è il governo che ha già fatto sapere che difficilmente verrà confermata la riforma voluta dal Carroccio, dall'altro c'è la maggioranza che piano piano comincia a scoprire le carte per trovare un sistema previdenziale che possa garantire l'uscita anticipata. Per capire cosa ci aspetta partiamo dalle parole di Delrio: "Per un Italia più giusta. Allo scadere di Quota 100, introduciamo Quota 92 (30 anni di contributi e 62 d età) che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi". La sua proposta per il momento è caduta nel vuoto, ma di fatto è stato squarciato il silenzio sul futuro previdenziale di milioni di italiani. Come abbiamo già ricordato questo nuovo sistema potrebbe avere dure ripercussioni sugli assegni. Con l'uscita anticipata via Quota 100 l'ammanco sull'assegno può raggiungere anche il 34 per cento secondo gli studi dell'Ufficio di bilancio parlamentare. Un eventuale uscita con 30 anni di contributi potrebbe provocare voragini sugli assegni ben più pesanti dell'anticipo previsto con la riforma leghista.
Nel quadro del Recovery Fund che sta per arrivare vanno registrate le raccomandazioni della Commissione Europea che più volte ha sottolineato l'esigenza di dare piena attuazione alla legge Fornero. E sul futuro di Quota 100 si è espresso qualche giorno fa il professor Giuliano Cazzola, una delle voci più esperte nel campo previdenziale: "Immagino che Draghi negozierà con i sindacati e insieme troveranno soluzioni ragionevoli. Certo non saranno quelle contenute nella piattaforma delle organizzazioni sindacali che sono "fuori mercato" e che riporterebbero il sistema a prima del 2011. Soprattutto i sindacati devono convincersi che una più lunga permanenza nell’attività lavorativa (fatte salve le condizioni usuranti e la protezione di particolari eventi della vita, penso soprattutto alla maternità e alla cura dei figli, dei disabili e degli anziani) è una esigenza imposta dagli andamenti demografici, dai trend del mercato del lavoro e dalla garanzia di una migliore adeguatezza dei trattamenti", ha affermato a Pensionipertutti.it. Anche il professor Alberto Brambilla, uno dei massimi esperti di pensioni e già ex sottosegretario al Lavoro. Come sottolineato dal Messaggero, il piano di Brambilla prevede l'eliminazione a scadenza di Quota 100 con l'applicazione di modifiche sul piano Fornero. E tra queste modifiche c'è quella che prevede lo stacco dell'anzianità contributiva da quello legato all'aspettativa di vita con due finestre secche per l'uscita: 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
A queste soglie verrebbe applicato una sorta di blocco per non avere ulteriori innalzamenti in futuro. Il secondo punto invece riguarda proprio l'uscita anticipata: concessa a tutti senza penalizzazioni sugli assegni a 64 anni e 38 anni di contributi. Due anni in più rispetto a Quota 100. I tagli sull'assegno verrebbero delegati al meccanismo che penalizza fortemente i contributivi puri che con i coefficienti di trasformazione subiscono una riduzione dell'assegno in modo automatico per ogni anno di anticipo sulla soglia massima dei 67 anni prevista dalla Fornero. Infine la vera novità verrebbe rappresentata anche da una sorta di Opzione Donna dedicata anche agli uomini. Le donne in questo momento possono lasciare il lavoro anche a 58 anni.
L'opzione per gli uomini porterebbe a un'uscita anticipata a 63-64 anni con un trattamento sul rateo interamente contributivo. Insomma entro il 31 dicembre sapremo cosa accadrà. Ma di fatto il quadro previdenziale è destinato a subire (ancora una volta) una vera e propria rivoluzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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