Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’inflazione non scenderà sotto il 7%, un dato stimato con largo anticipo rispetto all’8,4% registrato ad agosto e comunque più puntuale rispetto al 5,8% stimato nel Documento di economia e finanza, la bibbia nella quale sono state descritte le politiche economiche e finanziarie che il governo vuole attuare.
L’inflazione da un lato e il caro-energie dall’altro spingono verso l’alto i prezzi al consumo e calcolare un adeguamento delle pensioni di 8 punti percentuali si traduce in una maggiore spesa di circa 8-10 miliardi di euro in un anno.
Al di là dei grandi numeri, cerchiamo di capire con gli strumenti di cui già disponiamo, come cambieranno gli assegni pensionistici.
L’anticipo della rivalutazione delle pensioni già a novembre
La rivalutazione delle pensioni comincerà a dare segno di sé a ottobre e quindi con il versamento del prossimo novembre. Un ritocco verso l’alto del 2,2% per chi ha un reddito inferiore ai 35mila euro e che tenderà ad essere minore per i redditi più alti.
Ciò significa che chi prende la minima (524 euro) percepirà 10,48 euro in più, 20 euro sarà l’aumento per chi prende mille euro di pensione fino a giungere a un aumento di circa 50 euro per chi prende 2.500 euro di pensione.
Gli aumenti da gennaio 2023
L’indice definitivo di adeguamento verrà reso noto soltanto a novembre, non possiamo quindi dire di quanti punti percentuali verranno ritoccati gli assegni del 2023. Ciò che sappiamo riguarda l’aumento dello 0,2% che verrà dato a tutti i pensionati, a prescindere dal reddito, seppure secondo logiche diverse.
Traducendo in numeri si ottiene che per le pensioni fino a quattro volte il minimo (quindi fino a 2.096) euro è previsto un aumento dello 0,2%, per quelle da 2.097 a 2.620 euro viene applicato un aumento dello 0,18% e per quelle lorde da almeno 2.621 euro viene applicato un aumento dello 0,15%.
Ai pensionati con redditi inferiori ai 35mila euro viene applicato un ulteriore 2% (quindi 10 euro ogni 500 euro di pensione percepita) e ai pensionati che percepiscono somme più alte viene applicata la rivalutazione massima del 2% su 35mila euro, quindi circa 52
euro in più al mese.La spesa dello Stato
La Pubblica ragioneria calcola che le pensioni incidano sul Pil per il 16,2%. Una cifra che probabilmente dovrà essere rivista al rialzo e che diventa ulteriore elemento per spingere verso una revisione del sistema pensionistico.
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