
Esserci o non esserci? Il blitz della Consob che ha «spento» la memecoin $corona di Fabrizio Corona (foto) per un possibile insider trading riaccende i riflettori sul mondo dei cryptoasset e della cosiddetta finanza decentralizzata che, con i suoi proclami di guadagni facili fuori dal sistema delle banche centrali, ha già conquistato sei milioni di italiani. L'asset virtuale di Corona ha avuto un'oscillazione così repentina nei minuti precedenti la sua pubblicazione ufficiale che la Consob ha deciso di vederci chiaro: la manipolazione rientrerebbe in uno classico schema che in gergo si chiama pump and dump, pompa il prezzo, falla comprare e poi abbandonala.
Le cripto vogliono scalzare gli istituti di credito? Per ora questi due mondi hanno viaggiato in parallelo, «saggiamente tenuti e separati» come sottolinea il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, ma per quanto tempo ancora? Un mese fa l'italiana Tether fondata da Giancarlo Devasini ha rilevato il 5,015% della Juventus, società quotata in Borsa. La milanese CheckSig invece si propone come custode (in gergo escrow holder) di cripto-attività date a garanzia per ottenere prestiti in euro tra privati e aziende clienti. Da quest'anno i cryptoasset posseduti vanno denunciati nella Dichiarazione sostitutiva unica per individuare l'Isee e secondo i notai «anche le criptovalute fanno parte dell'eredità digitale».
La scossa l'ha data il presidente Donald Trump, che ha deciso di deregolamentare gli asset e creare una Crypto Sstrategic Reserve negli Stati Uniti, che include Ethereum e soprattutto Bitcoin, la prima cripto al mondo la cui filosofia anarchica l'ha resa ancora molto popolare. Vale circa 90mila dollari dopo aver superato più volte quota 100mila. «La mossa di Trump è un punto di svolta», ha ribattuto il country director italiano di Bitpanda, Massimo Di Rosa. Una mossa che invece, secondo la vice dg di Bankitalia Chiara Scotti, «rischia di destabilizzare il sistema finanziario per la fragilità di alcune cripto e di complicare il lavoro delle autorità di vigilanza», tanto che Via Nazionale e Consob ieri sono corse al riparo con una comunicazione congiunta su bilancio, trasparenza e ruolo dei revisori (si veda l'articolo sopra).
Secondo alcune stime le criptovalute emesse nel mondo sarebbero oltre 23mila, di cui oltre la metà già terminate, morte. Sono solo poche decine quelle con una capitalizzazione e un livello di scambi significativo, vedi Bitcoin, Ethereum, Tether e poche altre. Poi ci sono le cosiddette privacy coin come Monero, che per la segretezza di possessori e scambi - con criptazioni complicatissime - fanno gola alle mafie per commercio illegale sul dark web, schemi di frode e l'estorsione con il ransomware. «In Italia il mercato nel 2024 ha superato 2 miliardi, sono solo 1.800 o poco più le segnalazioni», ha sottolineato l'altro giorno il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo a un convegno sul riciclaggio a Napoli. L'utilizzo delle cripto-attività per scopi illeciti rappresenta una porzione molto piccola rispetto al mercato, come ha ribadito il vicedirettore generale vicario dell'Abi Gianfranco Torriero alla Commissione Antimafia citando Chainalysis, i «guardiani» delle blockchain. Nel mondo delle cripto ci sarebbero almeno 24 miliardi di dollari di transazioni illecite, per l'ex governatore della Bce Mario Draghi le criptovalute sono «un bene speculativo altamente rischioso» e se si guarda agli ultimi scandali italiani in ordine di tempo è comunque difficile dargli torto. Nel 2021 la HyperVerse venne presentata in grande stile ma ha lasciato macerie e perdite pesantissime per investitori e risparmiatori. Il sistema è lo stesso: una volta versati e trasformati in cripto, i soldi sono stati trasferiti su un conto anonimo irrintracciabile, come i beneficiari. Il crac dell'italiana The Rock Trading ha lasciato di sasso centinaia di investitori (indaga la Procura di Milano), l'ultima a preoccupare è Swag International Srl, controllata romana della estone Swag OU, che nella capitale aveva addirittura dei negozi in franchising, i cosiddetti Bitcoin Point, dando la possibilità a investitori non esperti di acquisire/noleggiare computer per «minare» i Bitcoin.
«Da mesi molti di questi soci (almeno 30mila) non riescono più a ritirare i soldi dal proprio wallet», spiega Domenico Bacci che con il suo Siti ha lanciato una class action (come per The Rock Trading) e aperto una chat Telegram.
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