Le aziende calzaturiere italiane hanno registrato nel 2021 un giro d'affari di 9,5 miliardi con una ripresa decisa (+21%) rispetto all'anno precedente ma ancora sotto i livelli pre-pandemia (-6%). E le aspettative di un ritorno al 2019 quest'anno rischiano di venir vanificate dalla guerra in Ucraina a causa delle ricadute sui prezzi di energia e materie prime e sull'export.
È la fotografia scattata dal primo report dell'Area Studi di Mediobanca dedicato al settore che ha preso in esame 170 società con un fatturato superiore ai 10 milioni a pochi giorni dal Micam, la fiera in programma a Milano. Per quanto la Russia valga solo il 2,7% dell'export made in Italy, le sanzioni potrebbero limitare la spesa dei consumatori russi, quelli interessati alle scarpe di fascia alta dove l'Italia è leader mondiale. La Russia è il decimo mercato di sbocco della produzione italiana mentre l'Ucraina si ferma allo 0,4% (26esimo posto) ma ha un peso produttivo: sono presenti, nella zona sud occidentale due stabilimenti, Tecnica e Mondeox.
Per Mosca gli effetti del conflitto riguardano anche la clientela ad alta capacità di spesa che nel 2021 ha rappresentato fra il 3 e l'8% di chi ha fatto shopping nei negozi europei: tale percentuale rischia di calare al 3-5% se la guerra terminerà presto, ma nello scenario più pessimistico di un conflitto duraturo con una estensione delle sanzioni e maggiori problemi per i cittadini russi le vendite rischiano di avvicinarsi
allo zero. Al momento l'Italia è il terzo esportatore mondiale (preceduta da Cina e Vietnam) per valore, con l'8% dell'export complessivo (e l'ottavo per volume) grazie a una produzione di fascia alta, dove è numero uno.
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