"Cominciare bene". Giorgetti al lavoro per superare la Fornero

I big della Lega al lavoro sull'agenda economica da portare al governo, che Giorgetti dovrà mediare con le disponibilità. La priorità per il 2022 è il blocco del ritorno alla Fornero

"Cominciare bene". Giorgetti al lavoro per superare la Fornero

La Lega si ritrova a Roma e blinda l'agenda economica con cui vuole partecipare al neonato governo Meloni. Estensione della flat tax, interventi strutturali sulle cartelle esattoriali, ipotesi di revisione del reddito di cittadinanza. E soprattutto superamento della Legge Fornero prima che la riforma delle pensioni dell'era Monti torni a essere in attività dal prossimo gennaio. Queste le priorità del Carroccio, i cui vertici si sono ritrovati oggi a Roma alla presenzadel segretario e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e, soprattutto, del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Tra i partecipanti al tavolo il senatore responsabile del dipartimento Lavoro della Lega, Claudio Durigon, quindi Federico Freni, sottosegretario all'Economia nel governo Draghi papabile di riconferma, il senatore Claudio Borghi, il senatore Alberto Bagnai, responsabile economico del partito, il deputato Massimo Bitonci e il responsabile del programma e coordinatore dipartimenti, Armando Siri.

La linea della Lega parte dal no alla Fornero

"L'importante è bloccare una volta per tutte la legge Fornero, che innalza a 66 e 67 anni l'età per andare in pensione dall'1 gennaio, una follia. Stiamo studiando diversi modelli, come Lega, simulando l'avvio di quota 41 con 61 o 62 anni di età minima senza penalizzazioni", ha detto il ministro Salvini a Porta a Porta. "Poi, ci sono cinque anni davanti ma l'importante è cominciare bene". Salvini, insomma, vuole evitare che il secondo governo che lo vede protagonista si trovi costretto ad assistere al ritorno in campo del sistema pensionistico avversato nel 2018 in campagna elettorale e modificato nella Legge di Bilancio del governo Conte I, che introdusse Quota 100 dandole durata triennale proprio su pressione dell'allora ministro dell'Interno. Dopo l'anno di Quota 102, varata lo scorso anno dal governo Draghi, senza riforme il prossimo 1 gennaio la Fornero tornerà in vigore. E Salvini vuole assolutamente evitarlo: la linea leghista parte, in tal senso, dalla nota proposta di Quota 41, che propone di offrire la possibilità di pensionamento a qualsiasi lavoratore consegua 41 anni di contribuzione.

Sul campo, nel summit leghista, anche le altre proposte che il Carroccio vuole portare al governo Meloni. Siri ha dichiarato che oltre a Quota 41 la Lega vuole iniziare a impostare la corsa della revisione del sistema fiscale per portare alla realizzazione della Flat Tax al 15% per i redditi delle persone fisiche, l'allargamento della platea del regime semplificato per le Partite Iva e una nuova pace fiscale per la rottamazione delle cartelle esattoriali.

Il ruolo chiave di Giancarlo Giorgetti tra Lega e governo

Un programma ambizioso che andrà nella mediazione con il resto dei piani degli alleati di governo, a partire ovviamente da Fratelli d'Italia, e che per la Lega fino a poche settimane fa, prima della nascita dell'esecutivo, avrebbe potuto aprire alla discussione anche su possibili nuovi scostamenti di bilancio. Ora la speranza è quella di essere in grado di sostenere l’economia senza eccessivo debito. E il primo a predicare cautela è lo stesso Giorgetti. Il quale è stato il più taciturno dei nuovi ministri del governo Meloni. Tra chi si è detto pronto a esternare parti dei suoi desideri come capo di un dicastero e chi, come Guido Crosetto dopo la nomina alla Difesa, ha fatto appello al senso di responsabilità nazionale Giorgetti ha spiccato per il suo silenzio. Grande serietà e garbo istituzionale, anche dopo molti attacchi ingenerosi sulla sua presunta inadeguatezza al ruolo. Nessuna dichiarazione pubblica, apprezzamento per il sostegno incassato da ex colleghi nel governo Draghi (come il suo predecessore al Mef Daniele Franco) e da avversari politici come Carlo Calenda per la sua qualifica al ruolo, molto lavoro di studio.

Giorgetti sa che non può rilasciare dichiarazioni programmatiche perché il suo ministero è la chiave di volta del nuovo esecutivo e un osservato speciale. Oltre che una grande opportunità per il Carroccio, che vuole mostrarsi di fronte ai ceti produttivi del Paese come partito responsabile di governo archiviando la fase di lotta e di contestazione che anche nei palazzi il Capitano ha mostrato durante il governo Conte I e nel governo Draghi. "Se governiamo bene e uniti, gli elettori torneranno", ha dichiarato il vicesegretario Lorenzo Fontana poco prima dell'elezione alla guida della Camera, e il pensiero è condiviso da molti esponenti di spicco.

Le tappe della manovra

Giorgetti sarà chiamato a una grande mediazione tra tutti i membri dell'esecutivo, a partire dal presidente del Consiglio. E da subito dovrà lavorare in Italia e in sede europea alla Legge di Bilancio basata sul Documento di Economia e Finanza (Def) dell’uscente governo Draghi alla cui genesi ha potuto assistere. E sulle cui possibilità di manovra aleggia il convitato di pietra, quel caro-bollette che assorbirà come minimo i 10 miliardi di euro lasciati come margine di manovra fiscale da Draghi. Giorgetti, che debutterà all'Eurogruppo il 7 novembre prossimo a Bruxelles, lavorerà affinché il Documento Programmatico di Bilancio inviato l’11 ottobre scorso, quattro giorni prima della scadenza dei termini, a Bruxelles si trasformi in una manovra definitiva che dovrà arrivare sui tavoli della Commissione Europea entro il 30 novembre. Anche se non è ancora attivo il Patto di Stabilità, quello che tecnicamente sarà un giudizio di massima rappresenterà un banco di prova politico per il governo Meloni. La neo-premier e Giorgetti sono uniti dalla volontà di mirare a mantenere prima di promettere. Ovvero di risolvere le emergenze concrete prima di poter puntare a sdoganare appieno la propria agenda.

Il caro-bollette, del resto, pone lo Stato di fronte a margini di manovra imprecisati. "Una misura che a luglio abbiamo quotato e stanziato per 3 miliardi e mezzo, a settembre ci è costata quasi il doppio, 6 miliardi e quattro”, ha dichiarato di recente Freni, fresco dell'esperienza a Via XX Settembre. E visti i tempi ristretti Giorgetti dovrà lavorare su più fronti: in primo luogo, fare una sintesi tra il suo ruolo nella Lega e quello nel governo; in secondo luogo, muoversi per trovare una sintesi tra disponibilità economiche e programmi dell'esecutivo; al contempo, continuare a governare dossier meno visibili ma non meno strategici come il finanziamento degli investimenti strategici, compresi quelli del Ministero delle Infrastrutture guidato dal suo segretario, capaci di generare crescita e sviluppo. Tutto questo portando una maggioranza ancora da testare alla prova del fuoco a incassare la manovra entro il 31 dicembre. Realistica dunque l'idea di Salvini di indicare la priorità nelle pensioni: "partire bene" significa in questa fase seguire la via di un concreto realismo e unire politiche per la crescita al governo della situazione complessa e imprevedibile del previsto.

La Lega fa quadrato attorno al suo progetto politico e al governo punta su Giorgetti. E sa che la responsabilità in questa prima fase è la base per poter realizzare le riforme del programma elettorale negli anni a venire.

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