Mentre ieri il cda di Tim si chiudeva nella sede di Milano per esaminare l'offerta di Kkr per la rete, sono emersi alcuni dettagli su chi appoggia il piano del fondo americano. L'operazione ha ottenuto un finanziamento da 10,5 miliardi da un pool di dodici banche con Unicredit e Credit Agricole a guidare e poi Mediobanca, Banco Bpm, Bper, Bnp Paribas, Jp Morgan, Citi, Morgan Stanley, Natixis, Bank of America. L'appoggio di molte banche di prima fila, oltre alla benedizione del governo, dà l'idea di quanto l'operazione (del valore di 23 miliardi) abbia riscontrato interesse. Ieri il ministro Giancarlo Giorgetti, a margine di un evento a Pavia, si è limitato a dire «aspettiamo e vediamo». La palla, ora, è nel campo del board di Tim che ha una precisa tabella di marcia: oggi ci sarà una nuova riunione dei consiglieri (convocati non in modo formale) concentrata sugli aspetti del contratto di servizio, ovvero quello che governerà i rapporti tra la società della rete (NetCo) e quella dei servizi (ServCo) a scorporo avvenuto; domani, invece, nel pomeriggio inizierà lo sprint finale del cda in attesa del responso sull'offerta. Sotto i riflettori anche l'eventuale decisione di un passaggio in assemblea degli azionisti, che dalle parti del socio francese Vivendi (23,7% del capitale) ritengono sia giusto avvenga in sede straordinaria (dove i francesi, che si oppongono all'operazione, avrebbero un peso determinante). Ieri il titolo in Borsa è salito dello 0,39% a 0,26 euro.
Intanto il fondo Merlyn ha continuato nel suo pressing per portare avanti un progetto, TimValue, che più analisti hanno bollato come poco realistico. Al momento, al piano alternativo dà credito solo Vivendi, con il socio francese che ha sollecitato un esame approfondito attraverso advisor indipendenti. Di certo non il cda, che ieri non ha nemmeno sfiorato l'argomento. E pure il governo ha già detto di voler proseguire sulla pista Kkr.
Merlyn tuttavia non si è rassegnato e ieri ha scritto allo stesso Giorgetti, per chiedere un incontro al Mef «per raccontare questo piano e, se permette, questo sogno di italiani». Richiesta con poche possibilità di seguito.
Ieri, intanto, il fondo in un comunicato ha dichiarato di controllare appena lo 0,006% del capitale di Tim. Una quota irrilevante, anche se nel corso del pomeriggio ha precisato di avere altri dossier titoli per «una quota di capitale inferiore al 3 per cento».
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