
Primo passo di Vivendi nella vendita a rate della sua partecipazione in Tim, come anticipato nei giorni scorsi da Il Giornale, ed è ufficialmente scesa al 18,37% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto dell'ex monopolista (dal 23,75%) pari al 13,19% del capitale. Il gruppo francese, che vede Yannick Bolloré alla presidenza del consiglio di sorveglianza, ha comunicato ieri sera di «aver superato al ribasso il 18 marzo 2025 la soglia del 20% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto di Tim. A tale data deteneva il 19,32% delle azioni ordinarie e dei diritti di voto dell'operatore di telecomunicazioni italiano e il 13,87% del capitale sociale».
In ottemperanza alla normativa, ieri Vivendi ha fatto le dovute comunicazioni alla Consob. Il primo socio di Tim ha quindi ceduto sul mercato un primo 4,4% delle sue azioni lo scorso 18 marzo per poi venderne un altro 1% circa nei giorni successivi, per un incasso totale stimabile fra i 300 e i 350 milioni. Secondo quanto raccolto, al momento i transalpini non procederanno a nuove cessioni di azioni sul mercato.
Possibile, però, che la mossa di scendere nel capitale sia propedeutica a un possibile accordo con Poste Italiane, che ora potrebbe salire, rilevando da Vivendi un'altra quota per poi fermarsi appena al di sotto della soglia d'Opa (il 25%). Della partita potrebbe essere anche il fondo Cvc. Da Parigi, inoltre, avrebbero dato la disponibilità a rimanere anche con una piccola quota all'interno di Tim.
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