Unicredit-Bpm, schiaffoni su Anima

Orcel ventila retromarce. Castagna pensa alle vie legali. Ok dal proxy Iss al rilancio

Unicredit-Bpm, schiaffoni su Anima
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I cannoni non tacciono tra Unicredit e Banco Bpm. Anzi, la guerra tra le due banche - con la prima che ha lanciato un'Offerta pubblica di scambio sulla seconda - si prepara a entrare nella fase più cruenta: il numero uno di Unicredit, Andrea Orcel, minaccia una clamorosa marcia indietro sull'offerta ai soci di Bpm se questa alza l'offerta sulla società dei fondi Anima; mentre il capo di Piazza Meda, Giuseppe Castagna, bolla tutto come una «fake news» per pagare meno la sua banca e preannuncia una risposta anche sul piano legale.

Il film della giornata di ieri è partito con l'attacco frontale dell'istituto guidato da Orcel: «L'Opa di Anima da parte di Banco Bpm - si legge nela nota - eseguita alle nuove potenziali condizioni, potrebbe potenzialmente risultare incoerente con quanto annunciato al momento della presentazione al mercato dell'operazione il 6 novembre 2024». Il riferimento è all'assemblea degli azionisti di Bpm convocata il 28 febbraio che, per non violare i termini della passivity rule, prevede l'approvazione dei soci per rilanciare l'offerta sul gruppo del risparmio gestito da 6,20 e 7 euro per azione. L'affondo di Orcel, velenoso, si consuma però dal tema danish compromise, vale a dire se l'agevolazione nell'assorbimento del capitale possa essere o meno applicata all'operazione Bpm-Anima: «Nonostante siano già trascorsi più di tre mesi dall'annuncio dell'Opa Anima», non è stata fornita alcuna probabilità sul fatto che l'agevolazione «possa trovare effettiva applicazione». Il passaggio è stato fin da subito elencato tra le condizioni di inefficacia dell'Ops di Unicredit su Bancop Bpm, così come «un incremento del prezzo dell'Opa su Anima» da parte di Bpm medesima. Tra le accuse, infatti, c'è che il ritorno sul capitale riconducibile all'operazione «dovrebbe essere pari a circa l'11% e potrebbe diluire la profittabilità di Bpm».

Il numero uno del Bpm, Castagna, respinge la palla dall'altra parte della rete: le accuse di Unicredit «sono pericolose per influenzare i nostri soci», ha detto il banchiere a Bloomberg. Castagna ha quindi ribadito di voler completare l'operazione di Anima per avere una banca «che non dipenda dalla volatilità dei tassi di interesse ma da forti ricavi da commissioni. Questa - aggiunge - è l'unica risposta che posso dare a chi vuole comprare la nostra banca non pagando il giusto prezzo». Dopo le mazzate delle scorse settimane sul calcolo del prezzo (a sconto o a premio) nella proposta Ops di Unicredit, Castagna dice che «ci sono molte fake news che alludono al ritiro dell'offerta» di Unicredit «se noi andiamo avanti con Anima». Insomma, Castagna non crede a Orcel al quale attribuisce l'intento di «deprimere la nostra banca in favore della sua, ma risponderemo anche legalmente». Avrebbe peraltro del clamoroso se il capo di Unicredit facesse marcia indietro su Bpm, in quella che lui stesso aveva indicato come l'operazione prioritaria e per la quale è entrato a gamba tesa sul progetto di terzo polo bancario con Mps che era stato benedetto dal Tesoro. Non stupisce, del resto, che una banca come Bpm ritenga strategica l'acquisizione di Anima. Per gli istituti di credito, dopo la scorpacciata dei tassi d'interesse elevati, ora arriva il periodo della normalizzazione che deve per forza passare dalla leva delle commissioni.

Intanto ieri hanno cominciato a prendere posizione i proxy, con l'Institutional Shareholder Services (Iss) ad affermare che le proposte del cda di Banco Bpm in merito all'Opa su Anima «meritano sostegno». Il consiglio, quindi, è di votare in favore di un rilancio dell'offerta su Anima come previsto dal cda. Il ritocco al rialzo, sottolinea Iss, «aumenterà significativamente le possibilità di completare con successo l'offerta su Anima», operazione «sostenuta da un valido razionale».

Quanto ai potenziali impatti sull'Ops di Unicredit, Iss rileva «il premio nullo» offerto da Piazza Gae Aulenti. Inoltre, «è improbabile che l'esborso aggiuntivo di circa 200 milioni impedisca futuri aggiustamenti dell'offerta Unicredit».

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