Voragine auto elettrica, giù le vendite in tutta Europa: adesso è allarme

Crollo del 44% nell'Unione. Solo UK si salva grazie agli incentivi. Emergenza a Bruxelles

Voragine auto elettrica, giù le vendite in tutta Europa: adesso è allarme
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Agosto nero per le immatricolazioni di auto in tutta Europa (-16,5% se si includono Regno Unito e Paesi Efta e -18,3% per la sola Unione) e nerissimo se si considerano le auto elettriche: nell'intera Europa Occidentale il calo è stato del 36% e addirittura di quasi il 44% nell'Unione. La Germania, alle prese con la crisi economica e i licenziamenti Volkswagen (smentita dal gruppo l'ultima indiscrezione di tagli fino a 30mila posti di lavoro), segna -68,8%, -40,9% l'Italia, -33% la Francia e -24,8% la Spagna. Positivo solo il Regno Unito (+10,8%) ma, come evidenzia Promotor, grazie «ai forti sconti praticati dai concessionari per smaltire le giacenze di elettriche». In sofferenza, a questo punto, è tutta l'offerta del mercato. Male anche Stellantis: -29,5% in agosto (quota al 14,4% dal 16,7% di un anno fa). «Il disallineamento tra politiche climatiche da un lato, industriali e commerciali dall'altro, ha portato l'industria automotive dell'Ue, in assenza di misure coordinate lungo tutta la catena del valore, a dover fronteggiare un alto rischio di perdita di competitività», il nuovo allarme che arriva da Roberto Vavassori, presidente di Anfia (nella foto).

Intanto, Acea, che riunisce i costruttori europei di veicoli, si rivolge alla nuova Commissione Ue affinché presenti misure di soccorso urgenti prima che i nuovi obiettivi di CO2 per auto e furgoni entrino in vigore nel 2025, vista la tendenza continua alla riduzione della quota per le auto elettriche. Richiesta che vede però opporsi Stellantis, che non fa più parte di Acea. Inoltre, l'associazione presieduta da Luca De Meo (Renault) nel condividere la richiesta formulata dal ministro alle Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, esorta Bruxelles «ad anticipare al 2025 le revisioni della normativa sulla CO2 per veicoli leggeri e pesanti, attualmente programmate, rispettivamente, per il 2026 e il 2027».

Importante, in proposito, sarà capire come intende agire la neo vicepresidente e commissaria alla Transizione ecologica, la socialista spagnola Teresa Ribera, davanti alle pressanti richieste di rivedere l'intera impalcatura del green deal.

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