Englaro da Rotterdam

Solo per dire che Giuseppe Englaro io spero straparli sinché gli pare, perché ne abbiamo tutti un dannato bisogno. Piacerebbe a troppi che non fosse mai esistito, che questo Paese tornasse a quella cappa narcotica che ha sempre circondato le cose che si fanno ma non si dicono: se gli italiani ora hanno consapevolezza di un problema, ditemi, a chi lo dobbiamo? E se la vostra opinione fosse anche diametralmente opposta a quella di Englaro, suvvia, a chi dovete la vostra presa di coscienza? A Englaro o a una classe politica che pochi mesi fa non voleva neppure sentir parlare di una legge?

Sempre avanti, loro: nel Natale 2006 la Commissione affari sociali respinse la proposta d’istituire un’indagine conoscitiva sui decessi preceduti da una decisione medica, ipotesi balenata solo perché intanto c’era stato quell’altro pazzo di un Giorgio Welby: niente, non se ne doveva parlare, si trattava solo di aspettare che morisse.

Di pazzi, abbiamo bisogno: di un Pannella per togliere il divorzio e l’aborto dalla clandestinità, di un Tortora per accorgerci che la giustizia fa schifo, di un Berlusconi per portare la tv privata in Italia, di un Craxi per modernizzare il Paese, uno sbirro molisano per fermare un finanziamento illecito che rasentava il racket. Pazzi: per compensare il perenne ritardo della politica nei confronti di quella società che siamo noi.

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