Visite ai feriti negli ospedali, incontri con i familiari dei «martiri del terrorismo» (come nella foto qui in basso), il tutto vestita modestamente e in nero. Sono lontani i tempi in cui Asma el-Assad, moglie del presidente -dittatore siriano Bashar el-Assad, ostentava su Facebook e Instagram i suoi costosissimi acquisti griffati. Ora l'evidente obiettivo è di mostrarsi compassionevole e vicina al dolore della gente comune. Dati diffusi dal regime indicano in «oltre quattromila» le famiglie siriane che hanno ricevuto una visita della first lady: un lavoro a tempo pieno.
Alla tv libanese, in un'intervista di due ore, Bashar Assad ieri ha tenuto il suo discorso della vittoria. La tv è la dinamica al-Mayadeen, simile ad al-Jazeera. Assad in sintesi ha annunciato: ce l'ho fatta perché ho saputo capire il momento strategico. Ovvero, quando gli Stati Uniti, tuttora la più grande potenza mondiale, si fanno avanti, bisogna stringere un accordo, se conviene, senza pregiudizi. Un ragionamento molto mediorientale, cui Assad ha aggiunto alcune osservazioni sprezzanti sul suo nemico, l'Arabia Saudita, che, in parole povere, è rimasta fregata con la Turchia e i Paesi del Golfo. Ma il messaggio più pesante è quello per Obama, che era venuto per suonare ed è stato suonato, ha creduto di ridurre Assad ai minimi termini con l'accordo sulle armi chimiche e ora lo rimette in sella. Infatti Assad ha annunciato: «Personalmente non vedo ostacoli ad essere candidato alle prossime elezioni presidenziali». Ha fatto la faccia da ingenuo, come se il sangue non gli arrivasse bene al cervello, con una smorfietta da bambino dolicocefalo. Dunque: dopo 100mila uccisi, ostacoli non ne vede su quella sedia che la dinastia alawita occupa da quarant'anni e lui dal 2000. Effettivamente, i suoi ostacoli o si trasformano in cadaveri, oppure, con l'appoggio russo e iraniano, può permettersi di farsene un baffo.
Cosa significa che Assad non vede ostacoli? Gli americani hanno sempre sostenuto che la prossima conferenza di Ginevra avrebbe assicurato la pace. In realtà, mentre la lega Araba sostiene che essa dovrebbe avre luogo fra un mese, il 23 di novembre, Assad e gli oppositori sostengono di non averne notizia, la Russia e gli americani non confermano, gran parte dei ribelli annuncia che se la prospettiva è quella di spartire il potere con Assad, non si presenteranno all'appuntamento. Tutti i passi formali dell'ONU (l'inviato Brahimi incontra freneticamente americani, russi e altri membri del consiglio di Sicurezza) comprendono anche cauti approcci con l'Iran considerato un possibile mediatore. Ma l'Iran sostiene solo i propri interessi, nessuna soluzione sponsorizzata da lui sarà accettata dal mondo arabo, basta guardare il rifiuto dell'Arabia Saudita di sedere nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU per il suo ruolo acquiescente e inutile verso la Siria e quindi verso l'Iran, suo nemico giurato.
Con questo annuncio di Assad, la guerra si rafforzerà, l'accordo per la distruzione delle armi chimiche non c'entra niente: anzi, poiché le elezioni saranno nel 2014, nel bel mezzo della raccolta delle armi di distruzione di massa, nessuno toccherà Assad fino ad allora. Quindi, egli seguiterà a far fuori i suoi nemici e la Siria si riempirà di feroci qaidisti non siriani. Intanto, le povere popolazioni assediate da Assad vengono battute con la sua ultima arma, la morte per fame. Obama che, stava per colpirlo con un attacco militare e quindi era il suo principale ostacolo, si è tolto di mezzo da solo.
Non si capisce a chi può ormai essere diretta la tragica lettera degli abitanti di un sobborgo siriano, Moadamyeh, stretti di assedio in 12mila senza acqua, elettricità, cibo, medicine. Hanno scritto «Caro mondo, salvaci da Assad».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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