Cina, congresso Partito comunista. E Google viene bloccato

Con il Congresso del Partito Comunista in corso, Google resta bloccato in tutta la Cina

Cina, congresso Partito comunista. E Google viene bloccato

C'è una costante in Cina, la censura. Con il congresso del Partito comunista in corso, Google resta bloccato in tutto il paese. Lo ha reso noto il motore di ricerca, spiegando che tutti i suoi servizi, compresi quelli di posta Gmail, sono inaccessibili (e non per un problema tecnico derivante dalla casa madre americana). "Abbiamo fatto dei controlli e da parte nostra non è successo niente" ha detto un portavoce del gruppo di Mountain View. I dati pubblicati sul sito web di Google mostrano che il servizio è stato sospeso da ieri intorno alle 17 orario di Pechino, alle 11 ora italiana, e lo sono tuttora.

Ma perché una censura in concomitanza con il congresso del partito? Molto probabilmente per impedire di fare ricerche veloci sui vari candidati in lizza nei posti di potere che, a Pechino, si distribuiscono ogni dieci anni con il metodo della cooptazione. Google nel 2010 ha deciso di spostare i suoi server dalla Cina a Hong Kong per evitare di infrangere le severe legge di censura nel Paese. Ma il regime di Pechino, com'è noto, spende molte risorse per mettere in atto un'attenta opera di censura.

L'ossessione della sicurezza

Nnegli ultimi giorni a Pechino sono state mobilitati centinaia di migliaia di "volontari". A loro il compito di segnalare qualsiasi movimento sospetto nella capitale, dove giovedì si è aperto il 18° congresso del Partito comunista cinese. Alle centinaia di poliziotti in uniforme e abiti civili, che già riempiono i lati della piazza Tienanmen e del Palazzo del Popolo, dove è in corso il passaggio dei poteri, si sono aggiunti 1,4 milioni di "volontari dell’ordine pubblico": pensionati, spazzini, vigili del fuoco e normali cittadini arruolati per impedire che qualcuno possa disturbare il grande evento. "Volontario? Mi hanno pregato di esserlo", ha spiegato Zhang Weilin, guardia di 25 anni in un centro commerciale nella capitale cinese.

Il Dragone mostra i muscoli

Annunciando i dati positivi sull’andamento delle esportazioni, dopo quelli dello stesso segno sull’inflazione e la produzione industriale, i responsabili dell’economia cinese hanno sostenuto che la crescita della seconda economia del mondo è ripresa e che l’obiettivo per il 2012 è quello di un tasso superiore al 7,5%.
Nella sua relazione al Congresso Hu Jintao - che la prossima settimana lascerà al suo successore designato Xi
Jinping la carica di segretario generale del Pcc - ha affermato che il Paese raddoppierà il suo Prodotto
interno lordo e il reddito medio dei suoi cittadini entro il 2020. Hu ha aggiunto che, dopo l’ impetuosa crescita
economica degli anni passati, lo sviluppo dovrà essere "molto più equilibrato, coordinato e sostenibile".

Dure critiche agli Usa

Il ministro del commercio Chen Deming ha lanciato un duro attacco agli Stati Uniti, dicendo che hanno dato prova di avere "una mentalità da guerra fredda" perché hanno accusato "due grandi imprese cinesi di telecomunicazioni, la Huawei e la Zte, di rappresentare "un pericolo per la sicurezza" degli Usa a causa dei loro legami col governo di Pechino. "Vi immaginate se la Cina cominciasse a chiedere a tutte le imprese americane dei loro legami col Partito
Democratico o con quello repubblicano? Sarebbe un macello".

L'occhiolino a Obama

“Sia il presidente Hu Jintao che il premier Wen Jiabao hanno inviato messaggi a Barack Obama” ha detto ai giornalisti il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei. Negli ultimi quattro anni, osservai, i rapporti tra le due potenze hanno compiuto progressi positivi; la Cina guarda al futuro e continuerà a compiere nuovi sforzi per accrescere la collaborazione con gli Stati Uniti.

La protesta dei tibetani

Oggi un 18enne si è dato fuoco davanti a un monastero nella provincia nordoccidentale del Gansu.

È la 7^ immolazione in 4 giorni, la cinquantasettesima dal gennaio di quest'anno. L’impennata di questa forma di protesta è chiaramente legata al Congresso di Pechino, evento che ha spinto alla mobilitazione anche i tibetani in esilio, anche se in modi meno drammatici.

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