Film su Maometto, s'infiamma il mondo islamico

Venerdì di manifestazioni e scontri in tutto il mondo islamico: imam e religiosi invitano i musulmani a scendere in piazza per protestare contro la pellicola su Maometto. Khameini punta il dito contro sionisti e governo americano". Ma i Fratelli musulmani: "Per il film gli Stati uniti non sono responsabili". Scoppia la rivolta: vittime al Cairo, in Sudan, in Libano e a Tunisi

Film su Maometto, s'infiamma il mondo islamico

Mentre Giorgio Napolitano riceveva il presidente egiziano Mohamed Morsi, non si sono placate le proteste e le manifestazioni in tutto il mondo arabo contro il film su Maometto considerato blasfemo. Nel venerdì di preghiera sono previsti cortei in diversi Paesi, a partire dall'Egitto, dove la protesta dura ormai da giorni. Oggi un gruppo di persone ha lanciato sassi contro la polizia che bloccava loro il passaggio verso l’ambasciata americana al Cairo: un giovane è stato ucciso e 11 persone sono state ferite. Nel frattempo la Casa Bianca ha ribadito di non essere responsabile del video anti islam che sta infiammando il mondo islamico. "Il video è offensivo e disgustoso - ha commentato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney - noi rigettiamo i contenuti. Abbiamo una storia di tolleranza religiosa, ma non c’è giustificazione alla violenza".

Proteste anche in Sudan: i manifestanti hanno preso d'assalto le ambasciate tedesca e britannica. La situazione più critica è nella sede diplomatica di Berlino a Khartoum, dove è stato appiccato un fuoco ed è stata issata la bandiera tedesca. Illesi gli staff diplomatici delle due nazioni. I protestanti hanno poi assediato l'ambasciata Usa. La polizia sta cercando di contrastare la folla con i lacrimogeni. Tre persone sarebbero morte negli scontri.

In Libano, dove oggi è arrivato il Papa, è caos: un ristorante della linea di fast food americana Kfc è stato incendiato. Una persona è morta nelle proteste, mentre 25 sono stati feriti. Scontri a Tunisi davanti all'ambasciata americana: un gruppo di manifestanti ha oltrepassato il cordone di polizia ed è riuscito a scavalcare il muro di cinta dell’ambasciata Usa. Tre manifestanti sono morti e altri 28 sono rimasti feriti. Anche in questo caso la bandiera americana è stata sostituita da quella islamica e dalla sede diplomatica esce del fumo. A Tunisi i manifestanti hanno dato alle fiamme anche una scuola americana.

In Kuwait alcune centinaia di persone sono scese in piazza ieri sera di fronte all’ambasciata americana, inneggiando ad al Qaida: "Obama, siamo tutti Osama", "Via l’ambasciatore americano", "Gli Usa ci devono rispettare", hanno scandito. Stessa scena oggi in Bangladesh e in Iran, dove l'ayatollah Ali Khamenei ha puntato il dito contro "sionisti e governo Usa", accusati di aver prodotto il film. "La testa ripugnante dei nemici dell’Islam ha rivelato ancora una volta la sua perversa malizia, insultando il grande profeta e con una misura insana e deplorevole ha mostrato la furia dei sionisti maligni contro la crescente radiosità dell’Islam e del sacro Corano", ha detto la guida suprema degli islamici iraniani. In migliaia sono scesi in piazza a Teheran chiedendo agli Stati Uniti di "presentare ufficialmente le scuse a tutti i musulmani nel mondo e di punire gli autori del film".

Più moderati i Fratelli musulmani secondo cui gli Stati Uniti non sono responsabili del film, come spiega in una lettera al New York Times il vice capo del movimento, Khairat el-Shater: "Non riteniamo che il governo americano o il suo popolo siano responsabili degli atti commessi da poche persone che abusano delle leggi sulla libertà di espressione. Nel nuovo Egitto democratico, il popolo si è guadagnato il diritto di esprimere la sua rabbia e si aspetta che il governo tuteli questo diritto. Ma bisogna farlo pacificamente e nel rispetto della legge".

Intanto il predicatore islamico Yusuf al-Qaradawi ha invitato la popolazione del Qatar a scendere in piazza per manifestare pacificamente a Doha, dopo la preghiera del venerdì. Probabilmente l'appello verrà da vari imam in tutte le moschee. Beduini appartenenti a gruppi ultraconservatori islamici hanno attaccato un campo di peacekeeper multinazione delle Nazioni Unite nel Sinai, nella città di Sheikh Zuwayed. E ancora: un gruppo di manifestanti islamici ha fatto irruzione in una scuola cristiana nell'est del Niger, distruggendo una statua che raffigurava la Madonna.

La protesta è arrivata anche in Indonesia, dove è prevista una grande manifestazione a Giakarta e dove l'ambasciata Usa è già in allerta. In India, invece, il governo ha chiesto di a Google di oscurare 11 siti su cui è stato pubblicato il trailer del film al centro delle polemiche. Manifestazioni antiamericane si
sono tenute questo pomeriggio, dopo la preghiera del venerdì, anche all’esterno della più importante moschea di Mombasa. "Condanniamo questo film americano che ha insultato il profeta Maometto", ha detto il segretario generale del Consiglio degli Imam e Predicatori del Kenya (Cipk), Mohammed Khalifa. "Si tratta di una strategia del presidente Usa Barack Obama e di altri presidenti europei per ridicolizzare l’Islam", ha concluso l’imam. Manifestazioni sono state segnalate da fonti locali anche in Somalia, nella città costiera di Chisimaio, ultima grande roccaforte dei miliziani somali di al Shabaab.

Attenzione alta in Libia,

dove le autorità hanno deciso di sospendere il traffico aereo su Bengasi da ieri sera. Si temono, inoltre, altre proteste dopo quelle che hanno portato alla morte dell'ambasciatore Usa Chris Stevens e di altri 3 funzionari.

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