Israele-Palestina: il voto all'Onu allontana la pace

Netanyahu blocca i fondi per l'Anp e Abu Mazen rivendica Gerusalemme

Israele-Palestina: il voto all'Onu allontana la pace

Forse chi si aspettava che il voto Onu che ha ammesso la Palestina come Stato osservatore non membro avrebbe avuto l'effetto di facilitare il processo di pace con Israele ha fatto male i suoi conti. Le posizioni, invece di avvicinarsi e ammorbidirsi, si stanno ulteriormente irrigidendo.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sceglie la rappresaglia autorizzando la costruzione di tremila nuovi alloggi negli insediamenti ebraici già esistenti nella Cisgiordania occupata e sottolinea una volta di più la sua linea dura annunciandoil blocco del trasferimento delle tasse raccolte da Israele per l'Autorità nazionale palestinese: quasi cento milioni di euro solo questo mese.

Contemporaneamente, sull'altro fronte, il presidente Abu Mazen esalta il significato del voto di giovedì al Palazzo di Vetro e si spinge a dire che «un giorno un giovane palestinese sventolerà la bandiera palestinese su Gerusalemme, capitale eterna del popolo palestinese». Capitale eterna: la stessa definizione, guarda caso, che Israele dà della città santa per tutte le tre religioni monoteistiche. Non esattamente una dichiarazione di buona volontà con la pace come obiettivo. A questo si aggiunge la sottolineaturadella «necessità della pacificazione nazionale», ovvero della tregua con gli integralisti islamici di Hamas che governano a Gaza, che dello «Stato palestinese», almeno in teoria, è parte integrante. Un accordo con Hamas, vale la pena osservarlo, non potrà avvenire sulla base del principio «due popoli due Stati», visto che Hamas dichiara esplicitamente di mirare alla distruzione di Israele e di escludere negoziati con esso.
«Avevamo detto dall'inizio che l'innalzamento dello status della Palestina all'Onu non sarebbe avvenuto senza reazioni da parte di Israele», ha dichiarato il ministro israeliano delle Finanze Yuval Steinitz. «Non ho l'intenzione di trasferire le tasse dovute all'Autorità palestinese questo mese. Saranno utilizzate per rimborsare i debiti contratti dall'Autorità palestinese con la compagnia nazionale di elettricità israeliana», ha aggiunto. Nelle stesse ore il premier Netanyahu confermava la sua autorizzazione a costruire nuovi alloggi a Gerusalemme est (la parte della città conquistata nel 1967 e annessa unilateralmente a Israele nel 1981) e in Cisgiordania. Le parole scelte dal premier per motivare la sua decisione sono chiarissime: «La risposta all'attacco contro il sionismo e contro lo Stato di Israele deve condurre ad accelerare la realizzazione dei piani edilizi in tutte le zone in cui il governo ha deciso di costruire».

Zone che includono la cosiddetta «area E1», fra Gerusalemme e la colonia di Maale Adumim, dove Israele si era impegnato con gli Stati Uniti a non costruire. Il progetto, che crea una contiguità territoriale fra Maale Adumim e i quartieri di colonizzazione di Gerusalemme est, taglia di fatto la Cisgiordania in due.

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