Nei palazzi di Bruxelles è iniziato il Risiko delle nomine del 2014. L'anno prossimo, infatti, sarà un anno caldissimo in cui bisognerà eleggere i successori del presidente della Commissione Josè Manuel Barroso, di quello del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy e dell'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Catherine Ashton. Dalla partita gli italiani sembrano tagliati fuori con il solo Massimo Frattini a giocarsi un match parallelo ma ugualmente importante: quello della segreteria generale della Nato per la quale si vocifera abbia già raccolto i consensi di 19 dei 28 Paesi aderenti. Certo c'è chi aspira a un ruolo importante come Massimo D'Alema, dopo il fallimento della sortita quirinalizia. L'ex ministro degli Esteri italiano punterebbe a un ruolo da commissario, con una delega forte e con una vicepresidenza. Ma difficilmente potrà aspirare alle primissime file.
Chi, invece, si iscrive alla corsa potendo contare su un ottimo posizionamento di partenza è la Polonia. Tra i nomi che girano per Commissione, Consiglio e Alto Rappresentante per la Politica Estera ci sono, infatti, quello del polacco Donald Tusk e del suo ministro degli Esteri Sikorski. Il secondo, in realtà, potrebbe anche andare all'Onu visto che in base alla prassi della rotazione geopolitica la poltrona di segretario generale del Palazzo Di Vetro questa volta potrebbe toccare a un europeo dell'Est. Altri potenziali candidati per le poltrone di Bruxelles sono lo svedese Carl Bildt, il finlandese Alexander Stubb e la bulgara Krisyalina Georgieva. Qualora i leader europei dovessero puntare su un tedesco, in pole position ci sarebbe Frank-Walter Steinmeier, leader dell'opposizione al Bundestag ed ex ministro degli Esteri, soprattutto per il posto di Alto Rappresentante per la Politica Estera. C'è poi una pista francese con Hollande che potrebbe promuovere la candidatura per la presidenza della Commissione di Christine Lagarde, attuale capo del Fondo Monetario Internazionale. Tra i Paesi mediterranei nessuno sembra essere nella posizione di poter puntare davvero a uno dei posti top delle istituzioni comunitarie. L'Italia occupa già la poltrona pesante della Bce con Mario Draghi. E poi, come detto, c'è Franco Frattini che punta a subentrare ad Anders Fogh Rasmussen come segretario generale della Nato sempre nel 2014 (tra i suoi competitor il norvegese Espen Barth Eide, lo sloveno Danilo Türk e lo slovacco Miroslav Lajcak).
L'ex presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, si è tirato fuori dalla corsa e ha dichiarato di non avere la minima intenzione di succedere al belga Herman Van Rompuy alla presidenza del Consiglio europeo, dopo il veto ai suoi danni posto dalla Merkel e da Sarkozy nel 2009. Sullo sfondo la crisi economica sta accendendo forti sentimenti anti-casta anche negli altri Paesi europei. E sempre più spesso il dito viene puntato contro i privilegi della burocrazia europea. Il mese scorso, ad esempio, il Daily Telegraph ha acceso i riflettori sul mini-vitalizio triennale su cui potrà contare Catherine Ashton. L'Alto Rappresentante per la politica Estera potrà, infatti, godere di un appannaggio di 133.500 sterline (più di 150mila euro) l'anno per tre anni, fino al 2017. Si tratta della cosiddetta «dotazione transitoria» (che gode peraltro di una tassazione privilegiata) che viene erogata da Bruxelles come «prezzo per la totale indipendenza». Gli alti funzionari dell'Ue a cui viene attribuita questa copertura devono chiedere il permesso per svolgere un altro lavoro nei 18 mesi successivi alla fine dell'incarico.
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