Accolto in pompa magna all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv dal presidente Shimon Peres e dal premier Benjamin Netanyahu, Barack Obama ha subito ostentato l'amicizia dell'America: "Siamo vicini perché condividiamo una storia comune, siamo vicini perché la pace deve tornare in Terra Santa". Poi, a scanso di equivoci, ha rinnovato il sostegno a Israele: l’alleanza con Washington è "eterna e per sempre". Ed ha aggiunto che è "interesse fondamentale" degli Usa "stare a fianco di Israele" perché questa alleanza "rende entrambi i Paesi più forti e trasforma il mondo in un luogo migliore".
Obama non ha mai nominato i Palestinesi, ma li ha chiamati "vicini". E non ha fatto cenno né all’Iran né alla Siria, gli altri temi caldi in cima all’agenda. Ha ricordato i tremila anni di storia del popolo ebraico nella zona, definendo gli israeliani come "i figli di Abramo e figlie di Sara". "Grazie, grazie per essere al fianco di Israele", ha replicato Netanyahu. "Sei il benvenuto come un grande presidente degli Usa, come un leader mondiale eccezionale, come un amico storico di Israele e del popolo ebraico", ha aggiunto Peres. Poi il presidente è stato accompagnato in un hangar lì vicino a vedere una batteria dello scudo anti-missile "Iron Dome", appositamente portato in loco. Il primo di una serie di messaggi simbolici con cui Israele vuol mostrare al mondo il sostegno degli Stati Uniti. Poi un altro simbolo: nel giardino della residenza di Peres Obama ha piantato una magnolia, portata come regalo e trasferita direttamente dai giardini della Casa Bianca. Un segno del legame tra i due Paesi. Dalla conferenza stampa congiunta è emerso che il processo di pace in Medio Oriente può essere portato a buon fine. Washington e Gerusalemme condividono l’idea che la minaccia principale nella regione è rappresentato dall’Iran. Secondo quanto scrive il quotidiano "Haaretz", dopo l’incontro bilaterale Peres ha detto che Obama è "un vero amico" e che "può cambiare il volto del Medio Oriente".
Peres ha aggiunto che Israele intende riprendere i negoziati di pace con i palestinesi, ribadendo che la soluzione migliore per il conflitto è quella che si basa sul principio dei due Stati - israeliano e palestinese - coesistenti in pace. "Intendiamo ripartire con i negoziati con la Palestina, l’obiettivo è due Stati due popoli, non c’è soluzione migliore", ha detto Peres. "Riteniamo che Abu Mazen sia un partner", mentre "Hamas resta un’organizzazione terroristica, che mira a colpire persone innocenti".
Obama in conferenza stampa con Netanyahu ha tenuto a precisare che non si aspetta che Israele deleghi a Washington una eventuale decisione in merito a un attacco militare all’Iran: "Ciascun paese deve prendere le proprie decisioni quando si tratta di intraprendere un qualsiasi tipo di azione militare, e Israele ha una situazione geografica diversa dagli Stati Uniti". Quindi, ha precisato il presidente Usa, "non mi aspetto che il primo ministro (israeliano) prenda una decisione sulla sicurezza del suo paese e la deleghi a una altro paese".
Protesta palestinese a Gaza e in Cisgiordania
Nel momento stesso in cui Obama atterrava all’aeroporto Ben Gurion, a Gaza e in diverse zone della Cisgiordania numerosi attivisti palestinesi scendevano in strada per manifestare il loro dissenso verso un viaggio che, tra l’altro, porterà proprio domani il capo della Casa Bianca anche a Ramallah per un incontro con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen (Mahmud Abbas) e il premier Salam Fayyad. A Gaza centinaia di manifestanti, guidati da delegazioni di Hamas, ma anche della Jihad islamica e di al-Fatah, hanno marciato dalla piazza principale "Omar al Muktar" dirigendosi poi verso la sede dell’ufficio delle Nazioni Unite. Durante il percorso, diverse bandiere americane e immagini di Obama sono state date alle fiamme. La protesta si è rivolta anche contro Abu Mazen, accusato di collaborare con gli Usa per "imporre una soluzione iniqua e non condivisa dal popolo palestinese". In Cisgiordania, intanto, circa 200 attivisti hanno eretto a sorpresa una tendopoli (15 strutture), chiamata "L’accampamento degli onorevoli di Yunes", a poca distanza dal villaggio palestinese di Eizariya e dall’insediamento ebraico di Maale Addumim.
E hanno fatto sapere di voler trascorrere la notte sul posto per protesta contro l’espansione delle colonie e la politica edilizia della destra israeliana di governo, destinata a separare ancor di più la Cisgiordania palestinese dalla Città Santa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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