Si fa sempre più forte, e si allarga con l'adesione di nomi autorevoli della nomenclatura turca, l'offensiva per trasformare in moschea la Basilica di Santa Sofia a Istanbul: uno dei grandi simboli della Cristianità. Dopo l'imam di Sultahamet Mustafa Akgul, che nel sermone della Festa del Sacrificio ha chiesto pubblicamente al governo di riaprirla al culto islamico, ora il vicepremier Bulent Arinc ha rilanciato la sfida definendo la Basilica come la «Moschea di Santa Sofia». In maggio il premier islamico Recep Tayyip Erdogan ha invitato tutti a «lasciare stare Santa Sofia».
Ma l'aria sembra essere cambiata. Si avvicina la cruciale terna elettorale del 2014 - comunali, presidenziali e politiche - ed Erdogan appare ora determinato a compattare il «nucleo duro» musulmano e conservatore del proprio elettorato. La più celebre chiesa bizantina del mondo, inaugurata nel 537 da Giustiniano, era stata convertita in moschea già nel 1453, tre giorni dopo la conquista di Costantinopoli, dal sultano Mehmet II. Dal 1935, per decisione di Mustafa Kemal Ataturk, fondatore della repubblica laica turca nel 1923 sulle rovine dell'impero islamico ottomano, è un museo e i suoi straordinari mosaici bizantini, coperti con intonaco nel periodo da moschea, sono tornati a splendere.
Contro le pressioni dei gruppi conservatori islamici, lotta piuttosto isolato il
Patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo I. «Se deve essere riaperta al culto - ha avvertito - allora dovrebbe essere di nuovo una chiesa cristiana, dato che è stata costruita per essere una chiesa non una moschea».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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