L'Iran non parteciperà alla seconda conferenza di pace di Ginevra. Si è conclusa così una giornata di polemiche, destate dall'invito rivolto dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, a Teheran, perché raggiungesse il tavolo del negoziato, convocato tra due giorni nella città svizzera.
Un invito prima formalizzato, poi ritirato, nella notte, dopo che diversi tra gli attori che siederanno tra due giorni al tavolo della pace hanno espresso il loro dissenso. Teheran aveva risposto positivamente all'invito a partecipare ai negoziati, specificando però di non voler accettare le precondizioni dettate dalla prima conferenza di Ginevra, che mirano a creare in Siria un governo di transizione, che guidi il Paese fuori dall'era Assad.
Tanto gli Stati Uniti quanto l'Arabia Saudita avevano mostrato il loro disappunto alla notizia della proposta che Ban Ki-moon ha fatto all'Iran. Come loro la Coalizione siriana, organizzazione d'opposizione appoggiata dall'Occidente, che aveva minacciato di non partecipare all'incontro al via il 22 di questo mese, se l'invito diretto agli iraniani non fosse stato ritirato.
La fermezza dell'Iran sulle sue posizioni ha spinto Ban Ki-moon ad annullare l'invito. Una decisione comunicata dal Palazzo di vetro alle 22 italiane. L'annuncio è stato immediatamente seguito da un secondo, da parte della Coalizione d'opposizione, che ha confermato la sua partecipazione a Ginevra2. Il Consiglio nazionale siriano si è invece ritirato dalla Coalizione, in disaccordo sulla scelta di prendere parte alla conferenza di pace.
Le aspettative per la conferenza di pace non sono alte. Se da una parte i Paesi Occidentali e alcuni attori regionali, in testa l'Arabia Saudita, spingono perché Bashar al-Assad lasci la presidenza, dall'altra la Russia, alleata di Damasco, vorrebbe un governo di unità nazionale. L'Iran guida il blocco sciita che sostiene la leadership damascena.
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