Padre Paolo Dall’Oglio sarebbe stato ucciso dai suoi rapitori. Lo scrive il sito arabo Zaman Alwasl, che riporta le dichiarazioni che un alto ufficiale del Libero Esercito Siriano avrebbe fatto all'attivista Lama al-Attasi. Dall'Oglio sarebbe stato ucciso a Raqqa, dov’era scomparso due settimane fa. La Farnesina per il momento non conferma. Massimo riserbo anche dalla Santa Sede: "Nessuna conferma. Stiamo ancora valutando le informazioni", afferma padre Ciro Benedettini, vicedirettore della sala stampa vaticana. L'ufficiale siriano accusa l’intelligence di Damasco di aver infiltrato propri agenti nelle file del gruppo che ha rapito il gesuita e aver, in questo modo, contribuito alla morte del religioso. "Il regime di Assad ne porta la piena responsabilità", ha detto al-Attasi.
La fonte dell’informazione di Lama al-Attasi, attivista di Homs molto nota in Siria, sarebbe un alto esponente dei ribelli siriani. Sulla propria pagina Facebook la donna scrive: "Voglio informarvi con grande tristezza che una fonte affidabile mi ha detto che padre Paolo è stati giustiziato. Dio abbia pietà della sua anima".
"Siamo in trepidante attesa", ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta in conferenza stampa a Palazzo Chigi, spiegando che non vi sono conferme sulla notizia della morte del gesuita.
Secondo Salam Kawakibi, esponente dell’opposizione siriana all’estero e vicedirettore di Arab Reform Initiative, padre Dall’Oglio è vivo ed è tuttora "ospite" del gruppo dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Le sue informazioni, riferisce all'Ansa, "risalgono a poche ore fa" e gli sono state fornite da una persona "attendibile" di un "gruppo rivoluzionario" di Raqqa. "Seguo questa questione ora dopo ora - ha aggiunto - e le mie ultime informazioni confermano che padre Paolo, che è un amico, è in buona salute. E seguo tutte le strade per saperne di più. Queste false informazioni si sono originate da Facebook, ha spiegato ancora Kawakibi, dove la gente cerca di fare sensazionalismo".
Padre Dall’Oglio, 59 anni, è un religioso molto particolare, spesso criticato anche dai suoi confratelli. Non solo perché, a differenza degli altri cristiani siriani, si è schierato sin dagli inizi a fianco dei ribelli anti Assad, ma anche perché ritiene che persino con Al Qaeda si possa e si debba parlare. Tutta la sua esistenza è stata una sfida: nato a Roma, divenuto gesuita dopo una gioventù da militante di sinistra e una conversione improvvisa, arrivò alla fede proprio nel deserto siriano, non lontano da Damasco, negli anni Ottanta. Qui rimise in piedi un monastero del sesto secolo, intitolato a Mar Musa al -Habashi, San Mosè l’abissino, e lo trasformò in un punto di incontro tra cristiani e musulmani.
Mar Musa divenne rapidamente un luogo di riferimento per il dialogo interreligioso e meta di migliaia di pellegrini, con la "benedizione" di Assad e della Chiesa cattolica. In qualche modo riuscì a preservarsi come un’oasi di pace nei primi mesi di scontri tra lealisti e ribelli. Ma col crescere delle violenze anche quel luogo di pace venne attaccato dalle milizie armate (il Mukhabarat di Assad, secondo gli oppositori; i fondamentalisti, secondo Damasco) e padre Paolo, abbandonando la neutralità, cominciò a criticare il regime per la brutale repressione del suo popolo. Prima gli venne imposto il silenzio, poi nel 2012 venne espulso.
Padre Paolo ha sempre ripetuto di non aver mai abbandonato il suo sogno di dialogo e riconciliazione tra tutte le componenti della società siriana, a condizione che il "macellaio di Damasco e la sua cricca" lasciassero il Paese. In Libano ha di recente fondato una comunità interreligiosa che ospita profughi siriani. Più volte era rientrato illegalmente in Siria: una volta per negoziare il rilascio di dieci cristiani (raccontò di aver avviato una trattativa con alcuni esponenti locali di Al Qaeda). Riuscì a riportare a casa solo un ostaggio vivo; gli altri nove erano stati già uccisi.
Secondo i siti dei ribelli siriani e le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni padre Dall’Oglio avrebbe raggiunto Raqqa, in Siria, per negoziare direttamente con il capo del gruppo jihadista dello Stato islamico dell’Iraq e dell’Orientè, cellula vicino ad Al Qaeda, la liberazione di due ostaggi, i vescovi di
Aleppo Mar Gregorios Ibrahim e Paul al-Yazigi. Un video su You Tube, datato 28 luglio, mostra le ultime immagini del religioso mentre, sul sagrato della chiesa armena di Raqqa, parla di liberazione della Siria di fronte ad una folla di giovani in tripudio.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.