Alza i toni l'opposizione in Spagna al progetto di riforma restrittiva dell'aborto proposto dal governo di Mariano Rajoy: la piattaforma «Decidir nos hace libres» (Decidere ci rende liberi), costituita da oltre 300 associazioni, ha convocato donne, uomini e professionisti della sanità davanti all'ambasciata francese a Madrid, per sollecitare «protezione giuridica e asilo» alla Francia. Non solo. Intellettuali, artiste, scrittrici spagnole scendono in campo contro il controverso e restrittivo progetto di riforma dell'aborto proposto dal ministro di giustizia Alberto Ruiz-Gallardon. Oltre 1.150 donne di diversi ambiti professionali, accademici e artistici hanno sottoscritto un manifesto in cui reclamano l'aborto come diritto e chiedono il ritiro della riforma, bollata come «una minaccia per la nostra dignità».
Fra le firmatarie, le scrittrici Almudena Grandes, Rosa Montero, Elvira Lindo, Marta Sanz e Angeles Caso, ex ministra di Cultura nel governo Zapatero; le artiste Ana Belen, Isabel Verdù, Ariadna Gil, Aitana Sanchez Gijon, Pilar Bardem; le giornaliste Pepa Bueno e Mercè Rivas, la scienziata Belen Valenzuela Requena. «Come donne libere, cittadine di pieno diritto in un paese democratico e non confessionale, che programmaticamente si regge su principi costituzionali e non ideologici - è scritto nel manifesto - esigiamo dal governo della nazione di ritirare il progetto di legge dell'aborto, considerando che lede gravemente la nostra sovranità sul nostro corpo, la nostra capacità di scegliere liberamente su temi che riguardano la maternità e la nostra autonomia morale».
I promotori della protesta che chiede invece asilo alla Francia affermano che «la riforma può portare migliaia di donne spagnole e residenti in Spagna ad abortire clandestinamente, con conseguenti rischi per la salute» o a doversi «recare all'estero, se hanno le risorse».
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